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Prezzi dei farmaci, indagine Ocse: Stati disposti solo in parte alla trasparenza

17 Ottobre 2024

Le informazioni sui prezzi dei farmaci stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nelle politiche sanitarie globali. Un sondaggio dell’Ocse, condotto in 43 Paesi membri, ha cercato di valutare la disponibilità dei governi a condividere reciprocamente le informazioni sui prezzi netti dei medicinali, quelli cioè effettivamente pagati dopo sconti e rimborsi. Dall’indagine è emerso un forte interesse per questa trasparenza, ma anche numerosi ostacoli legali e contrattuali che ne impediscono l’effettiva condivisione.

Alla survey hanno risposto 34 Paesi, alcuni parzialmente. Molti di loro, venti in totale, pubblicano obbligatoriamente i prezzi di listino, ma nove hanno norme che vietano o limitano la divulgazione pubblica dei prezzi netti. Inoltre, 32 Paesi hanno segnalato l’esistenza di clausole contrattuali che impediscono alle autorità o agli acquirenti di condividere informazioni senza il consenso delle controparti. Questo ostacolo rappresenta una barriera significativa alla trasparenza dei prezzi netti e potrebbe essere superato solo con modifiche legislative e politiche.

Tutti i Paesi che hanno partecipato al sondaggio hanno manifestato interesse nel conoscere i prezzi pagati dagli altri governi per i farmaci. Questo interesse riguarda sia i medicinali brevettati sia quelli fuori brevetto, incluse le cure per malattie rare. In particolare, 24 Paesi su 33 hanno espresso il desiderio di ottenere informazioni sui prezzi netti ex-factory, mentre altri sono interessati ai prezzi di listino, agli importi dei rimborsi e ai prezzi massimi regolamentati. Tuttavia, solo sette Paesi hanno dichiarato di essere disposti e in grado di condividere le stesse informazioni con gli altri. Inoltre, c’è una discrepanza tra i prodotti per i quali i Paesi desiderano ottenere informazioni e quelli per i quali sono disposti a condividerle.

Un altro aspetto emerso dall’indagine riguarda le modalità di condivisione delle informazioni. La maggior parte dei Paesi preferisce che queste vengano scambiate all’interno di reti chiuse, piuttosto che attraverso la divulgazione pubblica. Tra i 34 Paesi rispondenti, 22 hanno affermato che utilizzerebbero queste informazioni per supportare le negoziazioni sui prezzi con i produttori, e 12 per informare il pricing di riferimento esterno e le iniziative di acquisto congiunto. Solo 11 Paesi vedrebbero nella trasparenza pubblica uno strumento utile per le negoziazioni con i fornitori.

L’indagine ha rivelato che i Paesi hanno opinioni divergenti sugli effetti che la trasparenza dei prezzi potrebbe avere. Molti concordano sul fatto che la condivisione delle informazioni sui prezzi netti aumenterebbe il potere negoziale degli acquirenti e potrebbe contribuire alla sostenibilità della spesa farmaceutica. Tuttavia, c’è meno consenso sull’impatto che questa trasparenza potrebbe avere sui livelli complessivi dei prezzi, sull’accesso ai farmaci e sulla complessità delle negoziazioni. Alcuni Paesi temono che la condivisione dei prezzi possa complicare ulteriormente le trattative, mentre altri non prevedono alcun impatto significativo.

Nonostante queste incertezze, 18 Paesi si sono detti interessati a partecipare a un progetto pilota per la condivisione delle informazioni sui prezzi netti con altri governi. Tuttavia, anche su questo punto esistono divergenze. Sei Paesi preferirebbero che tali informazioni fossero scambiate in modo riservato tra le autorità competenti all’interno di una rete chiusa, mentre sette preferirebbero un sistema gestito da una terza parte che raccolga informazioni riservate e le distribuisca in forma anonima e aggregata. In generale, 16 Paesi su 34 hanno indicato che un ente terzo dovrebbe gestire il sistema di condivisione.