Sono poco meno 50mila i punti vendita che, sulla carta, propongono da ieri le mascherine chirurgiche al prezzo “politico” di 0,50 euro più iva. Oltre a farmacie e parafarmacie (26mila esercizi circa), hanno infatti firmato il protocollo del primo maggio con il commissario Arcuri anche Confcommercio (oltre 13mila tra negozi e supermercati) e Federdistribuzione (altri 7-8mila tra iper e super). E nei prossimi giorni potrebbero aggiungersi 50mila tabaccai, visto che il commissario sta trattando con la loro organizzazione di rappresentanza perché anche questi esercizi aderiscano al protocollo.
Saranno in tanti, dunque, a vendere mascherine a 0,61 euro e, quindi, a dividersi le forniture provenienti dal pool di aziende italiane messo assieme dallo stesso Arcuri e dalla Protezione civile: inizio della produzione a metà maggio, previsione 4 milioni di mascherine al giorno dal mese successivo.
Intanto i farmacisti titolari devono fare ancora i conti con le ingenerose rappresentazioni della farmacia avvallate dall’operazione “prezzo massimo”. Ospite domenica 3 maggio a Che tempo che fa, la trasmissione di RaiDue con Fabio Fazio, il commissario Arcuri ha parlato del protocollo firmato il giorno prima con farmacie e parafarmacie attribuendosi il merito di avere «abbassato se non azzerato la speculazione». Danni ancora maggiori dalla conferenza stampa del 2 maggio, nella quale Arcuri ha messo in fila le organizzazioni che avevano firmato il protocollo o stavano per farlo (oltre alle farmacie, gdo e Confcommercio) e ha chiuso dicendo «tutti guadagneranno il giusto, la speculazione è finita».
Ci ha messo del suo anche Striscia la Notizia, che in un servizio trasmesso giovedì 30 aprile ha visitato in incognito alcune farmacie per scoprire che i prezzi delle mascherine non erano stati ancora adeguati all’ordinanza Arcuri, in vigore dal lunedì precedente. Invitato a commentare per telefono al termine del servizio, il segretario nazionale di Federfarma Roberto Tobia ha ipotizzato «che i nostri farmacisti fossero stanchi e provati e quindi non avessero letto tutte le nostre circolari».
Anche altre trasmissioni hanno alimentato l’immagine della farmacia che tiene alti i prezzi: nella puntata di mercoledì 29 aprile della trasmissione Italia sotto inchiesta di Rai Radio Uno, per esempio, il presidente nazionale di Federfarma, Marco Cossolo, ha parlato dell’accordo che di lì a ore avrebbe firmato con Arcuri dicendo che il protocollo «permetterà alle farmacie di continuare a vendere le mascherine a 0,50 euro con il ristoro della differenza rispetto a quanto sono state pagate». «E perché?» ha subito incalzato la conduttrice, Emanuela Falcetti. «Perché le farmacie» ha risposto Cossolo «sono le uniche che hanno dato la propria disponibilità a continuare a venderle a questa cifra quando altri non l’hanno data». Una replica che alla Falcetti non è piaciuta: «Forse gli altri, per esempio i supermercati, non hanno dato la stessa disponibilità perché non hanno avuto la stessa garanzia del rimborso, non facciamo gli eroi: questi sono soldi dei cittadini, rimborsiamo un privato con i soldi dei cittadini. E le farmacie ci hanno guadagnato anche tanto». «Ci sono state soltanto 28 denunce in tutta Italia di farmacisti che vendevano a un prezzo più alto del consentito» ha obiettato Cossolo «lei dice di avere comprato in farmacia mascherine a 2,20 euro, ma bisogna vedere che cosa aveva pagato il farmacista al distributore per averle».