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Quel “centro tamponi” chiuso dai carabinieri che faceva 600 test al giorno

26 Gennaio 2022

Quasi 600 antigenici al giorno, in media uno ogni sessanta secondi. E’ la performance di uno dei “punti tampone” (nessuno gestito da farmacie) che i carabinieri hanno chiuso nell’ambito della campagna in corso da qualche giorno per smascherare truffe e raggiri dei no-vax. Ne parla un articolo del Corriere della Sera: ubicato in provincia di Trento, l’ambulatorio era gestito da un infermiere in regime libero-professionale, coinvolto una decina di anni fa in un’inchiesta per truffa e esercizio abusivo della professione e ora accusato di corruzione, falso e accesso abusivo al sistema informatico.

Aperto nell’ottobre scorso e accreditato dall’Asl, il centro tamponi lavorava sette giorni su sette e in soli due mesi, con un solo infermiere, ha erogato oltre 30mila test, al prezzo unitario di 10 euro circa. Nella perquisizione effettuata lunedì in seguito a un paio di segnalazioni, però, carabinieri e guardia di finanza hanno trovato circa 120mila euro in banconote di diverso taglio, ossia il bottino – secondo gli investigatori – dell’attività illecita che l’infermiere avrebbe condotto.

Il sospetto dei militari, in particolare, è che molti tamponi non sarebbero neanche stati effettuati, dato che diverse certificazioni per green pass risulterebbero emesse quando il centro era chiuso. Il quadro si farà più chiaro quando gli inquirenti avranno analizzato documenti e file sequestrati nell’ambulatorio, cosa che consentirà di appurare anche la posizione dei tanti clienti passati dal centro tamponi. «È una notizia che lascia sconcertati e desta preoccupazione» commenta Stefania Segnana, assessore provinciale alla Salute «in momento la situazione pandemica è critica, i contagi stanno dilagando, se i tamponi non vengono fatti in maniera corretta si mette a rischio la salute di tutti».