Aumentano le rapine ai danni delle attività commerciali e imprenditoriali, +9,5% nel 2023 rispetto all’anno precedente, e crescono anche le rapine alle farmacie, +5,8% su 2022. È quanto rivela l’ultimo Rapporto dell’Ossif, l’Osservatorio sulla criminalità predatoria istituito dall’Abi e partecipato da diverse sigle del mondo delle imprese tra le quali Confcommercio e Federfarma. Le farmacie, dicono i numeri, non sono il comparto più colpito in termini assoluti ma mostrano un indice di rischio tra i più elevati, 1,8 rapine ogni 100 punti operativi, al secondo posto dopo la gdo.
Anche i furti mostrano una crescita preoccupante: nel 2023 si sono registrati 1.583 episodi nelle farmacie italiane, con un aumento del 16,1% rispetto all’anno precedente, il più marcato dopo le tabaccherie. L’indice di rischio per il canale sale così a 7,9 episodi ogni 100 punti operativi, un valore che evidenzia la specifica vulnerabilità degli esercizi dalla croce verde.
La Lombardia si conferma una delle regioni più colpite, sia per quanto riguarda le rapine sia per i furti. Con 2,9 rapine ogni 100 farmacie, la Lombardia si posiziona appena dietro al Lazio, che detiene il primato nazionale con un indice di rischio di 3,6. Per quanto riguarda i furti, la Lombardia registra 12,9 episodi ogni 100 punti operativi, il livello più alto a livello nazionale. Milano, in particolare, si distingue per la concentrazione di episodi criminosi, confermandosi un epicentro della criminalità predatoria contro le farmacie.
Anche altre regioni mostrano valori significativi, evidenziando una distribuzione territoriale non uniforme del fenomeno. Il Lazio, come anticipato, si colloca in cima alla classifica delle rapine con un indice di 3,6 episodi ogni 100 farmacie. Seguono la Campania, con un indice di 2,7, e il Piemonte, che si attesta a 3,2. Al contrario, regioni come il Molise e la Valle d’Aosta registrano valori nettamente inferiori, con indici rispettivamente pari a 0 e 0,3, confermandosi aree meno esposte al fenomeno.
Un aspetto cruciale emerso dal rapporto è rappresentato dalle modalità operative dei malviventi. Le rapine in farmacia avvengono prevalentemente durante l’orario di apertura, sfruttando i momenti di maggiore affluenza. I malviventi agiscono spesso individualmente o in piccoli gruppi, utilizzando minacce verbali o armi da taglio. Gli episodi di furto, invece, si concentrano nelle ore notturne, con effrazioni che prendono di mira le scorte di denaro e medicinali di valore. La crescita dei furti, in particolare, sembra essere favorita da un miglioramento delle tecniche utilizzate dai ladri, che puntano sempre più su attrezzature sofisticate per bypassare i sistemi di sicurezza.
Le conseguenze di questi fenomeni non si limitano ai danni materiali. I titolari di farmacia subiscono un forte impatto psicologico, con un senso di insicurezza che condiziona la loro attività quotidiana. Gli episodi di criminalità predatoria generano, inoltre, costi indiretti rilevanti, legati non solo alla perdita di beni e denaro, ma anche all’aumento dei premi assicurativi e all’adozione di misure di sicurezza sempre più costose.
Le iniziative per contrastare il fenomeno sono molteplici. Ossif, in collaborazione con Federfarma e le forze dell’ordine, promuove da anni campagne di sensibilizzazione e programmi di prevenzione mirati. Tra le misure più efficaci figurano l’installazione di sistemi di videosorveglianza, collegamenti diretti con le centrali operative delle forze di polizia e corsi di formazione per il personale. Tuttavia, il rapporto sottolinea come sia necessario un ulteriore sforzo per ridurre il rischio complessivo, in particolare nelle regioni più colpite.
La dimensione territoriale del problema emerge con forza dall’analisi delle mappe di rischio. A livello provinciale, oltre a Milano, si segnalano Torino, Bologna e Roma come le aree con i livelli di rischio più elevati. Queste città condividono caratteristiche comuni, quali una maggiore densità di punti operativi e una concentrazione di flussi economici, che le rendono bersagli privilegiati per la criminalità. Al contrario, province meno urbanizzate tendono a registrare tassi di rischio inferiori, sebbene non siano completamente immuni dal fenomeno.