La coperta della spesa farmaceutica territoriale continua a ridursi e gli assistiti sono costretti a compensare attingendo sempre di più alle proprie tasche. E’ una fotografia fatta in prevalenza di ombre quella che arriva dall’ultimo Rapporto Osmed, l’indagine con cui ogni anno l’Aifa mette sul tavolo le cifre di spesa e consumi farmaceutici degli italiani. Spesso più di 450 pagine fitte di tabelle e percentuali, il Rapporto apre con un’analisi della spesa farmaceutica territoriale che le farmacie hanno ormai mandato a memoria: la convenzionata continua a calare (-4,2% nel 2018, per un consuntivo che chiude poco sotto i 7,8 miliardi di euro) e per il secondo anno consecutivo arretra anche la dd-dpc, che in precedenza riusciva almeno a puntellare i fatturati delle farmacie grazie ai compensi da distribuzione per conto (-3,6% nel 2018, con chiusura a 4,6 miliardi, e -13,7% nel 2017).
Che i cali della territoriale non provengano dal contrasto ad abusi e inappropriatezze ma da ridimensionamenti della copertura pubblica è dimostrato dall’andamento della spesa territoriale privata (quella cioè pagata dai cittadini), che si muove in controtendenza: l’acquisto privato di farmaci di fascia A è cresciuto nel 2018 del 3,2% (chiusura a 1,4 miliardi), i farmaci di fascia C con ricetta fanno +2,2% (2,9 miliardi), Sop e Otc +7,6% (2,3 miliardi di euro). In totale 6,6 miliardi di spesa privata, che sommate le compartecipazioni per ticket fa +3,8% nel 2018.
Davanti a una spesa per farmaci che il Ssn tende a contrarre, in sostanza, gli assistiti rispondono mettendo mano al portafogli, anche se lo sforzo non basta a compensare interamente: messa assieme pubblica e privata, la spesa territoriale mostra comunque un arretramento che nel 2008 si ferma all’1%, per un consuntivo che sfiora i 20,8 miliardi. Come già negli anni passati, le medie nazionali nascondono una profonda variabilità interregionale: la spesa convenzionata pubblica procapite resta praticamente invariata in Lombardia (-0,5%), mostra invece la contrazione più forte in Puglia (-6,4%) e Marche (-5,5%).
«I dati» ha commentato il direttore generale dell’Aifa, Luca Li Bassi «confermano la variabilità dei consumi di farmaci equivalenti e biosimilari. Varia parallelamente tra le Regioni il peso della compartecipazione a carico degli assistiti ed è stata anche osservata una correlazione tra la spesa per compartecipazione e il reddito pro capite regionale. Tali dati ci suggeriscono la necessità di porre in atto iniziative informative e formative sia a livello nazionale che loco-regionale a favore dei pazienti e degli operatori».