Regione e Ordine nazionale degli infermieri costituiranno un tavolo permanente al quale verranno affrontati di volta in volta i temi relativi alla professione e ai modelli organizzativi. E’ quanto prevede il protocollo siglato dalla Conferenza delle Regioni e dalla Fnopi, la Federazione nazionale delle professioni infermieristiche. L’intesa, in sintesi, individua una serie di temi che verranno affrontati di concerto con l’obiettivo di aggiornare le disposizioni nazionali sull’attività infermieristica e garantire al Ssn un’adeguata programmazione degli organici, anche attraverso percorsi formativi e professionali coerenti ai bisogni del sistema.
Le materie sulle quali lavorerà il tavolo, in particolare, riguardano «lo sviluppo di nuovi modelli organizzativo-assistenziali e delle competenze esperte e specialistiche», gli standard del personale infermieristico, la formazione e l’aggiornamento (anche in senso manageriale), la definizione del fabbisogno formativo degli infermieri e infermieri pediatrici e infine l’avvio di percorsi per lo sviluppo del corpo docente universitario.
Il tavolo di lavoro sarà composto per la parte pubblica dal coordinatore degli assessori alla Salute delle Regioni e dal presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità (compentente per i rinnovi di contratti e convenzioni del personale sanitario), per la Federazione dal presidente e dal segretario nazionale della Fnopi. Sotto l’egida del tavolo nazionale, potranno essere costituiti gruppi di lavoro permanenti regionali con gli ordini provinciali per un esame delle medesime tematiche su scala locale.
«E’ un risultato molto importante per la professione infermieristica» è il commento di Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi «perché il lavoro dell’infermiere è sul territorio accanto ai pazienti e al loro domicilio, l’epidemiologia e l’organizzazione dei servizi invece sono in capo alle Regioni. Le quali dunque sono i veri “datori di lavoro” dei circa 270mila infermieri che dipendono dalle strutture pubbliche, ma sono anche le istituzioni che, conoscendo le necessità locali, autorizzano e semmai implementano forme alternative di occupazione come quelle ad esempio della libera professione».