La resistenza di Salmonella e Campylobacter agli antimicrobici di uso comune è ormai frequente nell’uomo e negli animali. A lanciare l’allarme l’ultima edizione del Rapporto sulla resistenza agli antibiotici in Europa, curato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) su dati 2020 e 2021. «La resistenza antimicrobica è una delle maggiori minacce che affrontiamo in tutto il mondo» avvertono Mike Catchpole e Carlos Das Neves, capo scienziati dell’Ecdc e dell’Efsa, in una dichiarazione congiunta «collaborare rimane la chiave per affrontare il problema, riconoscendo gli stretti legami e l’interdipendenza tra la salute di esseri umani, animali, piante e l’ambiente in generale».
Nel complesso, dice il rapporto, la resistenza simultanea ad antimicrobici critici per l’uomo si assesta su a bassi livelli. In particolare, tra 2014 e 2021 migliora in molti Paesi Ue (Italia inclusa, +87%) l’indicatore che misura la suscettibilità dell’Escherichia coli agli antibiotici. Più in generale, una percentuale crescente di batteri provenienti da animali da allevamento è risultata sensibile a tutti gli antimicrobici testati.
Per contro, nello stesso periodo di tempo si registra nell’uomo un aumento della resistenza della Salmonella enterica e del Campylobacter jejuni alla ciprofloxacina. Tendenze simili sono state osservate per il Campylobacter jejuni proveniente dai polli da carne tra il 2009 e il 2020, con resistenza alla ciprofloxacina in aumento in parecchi Paesi. La resistenza alla ciprofloxacina nel Campylobacter è ora talmente elevato – si legge nel rapporto – che questo antibiotico non è più raccomandabile nel trattamento delle infezioni gravi.