Sono più di 46 milioni gli italiani che in 12 mesi di pandemia hanno patito un malessere o un piccolo disturbo e per questo hanno fatto ricorso a un farmaco senza ricetta. In particolare, il 60,3% ha sofferto di mal di schiena, il 49% di mal di testa, il 35,2% di mal di stomaco, reflusso gastro-esofageo o problemi digestivi. E in gran parte di questi casi il ricorso all’automedicazione è stato apprezzato, tanto che il 65,4% degli italiani si è autogestito con farmaci senza ricetta che già conosceva.
Sono alcuni dei dati provenienti dallo studio che il Censis ha presentato ieri mattina nella cornice del videoconvegno organizzato da Assosalute sul tema “La sanità che vorrei: il valore dell’automedicazione responsabile”. Il concetto chiave è proprio quello della responsabilità: fatta 100 la quota di italiani che si sono autogestiti, il 77,4% si è rivolto anche al medico o al farmacista per chiedere un consiglio, una quota che dimostra come l’automedicazione non sia per la grande maggioranza degli italiani una scorciatoia con cui evitare i professionisti della salute.
«Da oltre 50 anni Assosalute promuove progetti per valorizzare l’automedicazione responsabile e l’empowerment del cittadino, con l’obiettivo di contribuire alla crescita della cultura sanitaria del nostro Paese e alla sostenibilità del nostro Ssn» ha ricordato il presidente di Assosalute, Salvatore Butti «la pandemia ha accelerato alcuni processi e messo sotto gli occhi di tutti, cittadini, professionisti del settore e Istituzioni, la necessità di far fronte alla domanda di salute crescente, che non sempre riesce a essere corrisposta dalle risorse non illimitate del nostro sistema sanitario». «Lo studio che abbiamo condotto» ha commentato Francesco Maietta, responsabile area Politiche sociali del Censis «evidenzia un ricorso diffuso all’automedicazione, un trend che non solo si conferma nel tempo, ma che addirittura si è rafforzato proprio durante la pandemia. I dati certificano come l’automedicazione faccia parte dell’evoluzione culturale e sanitaria degli italiani e quanto giochi un ruolo strategico perché, se praticata in modo responsabile, permette di liberare risorse che possono essere investite per la cura di altre patologie e per sostenere l’innovazione».