Arbidol, Kaletra, clorochina e idrossiclorochina sono i farmaci più spesso pubblicizzati sui siti internet che vendono farmaci per il trattamento del coronavirus. Il primo, Arbidol, è un antinfluenzale la cui efficacia contro covid-19 non è dimostrata e per di più è autorizzato in Russia ma non dalla Fda né dall’Ema: digitando sui motori di ricerca il nome commerciale e il suo principio attivo, ci si imbatte in una decina di farmacie online che lo vendono senza ricetta e in vari dosaggi, a prezzi fino a 40 euro. Il Kaletra (lopinavir/ritonavir) è un farmaco ospedaliero utilizzato per il trattamento dell’Hiv, anche in questo caso è soggetto a ricetta non ripetibile e su internet viene spacciato come anti-covid e venduto in più di 20 siti; il 60% non chiede la ricetta medica, gli altri la vogliono ma offrono, con un sovraprezzo, la possibilità di ottenerla online.
I dati arrivano dalla ricerca condotto da un team di ricercatori dell’Istituto superiore di sanità per mappare i siti internet che vendono medicinali per il trattamento e la cura di covid-19. Il rapporto finale rivela la proliferazione di «farmacie illegali che, fraudolentemente, a opera perlopiù di gruppi della criminalità organizzata, propongono a ignari e malinformati cittadini rimedi per la prevenzione e la cura dell’infezione da Sars-Cov-2». L’impiego di alcuni farmaci nel trattamento del coronavirus, ricorda il rapporto, «viene attualmente riservato ad alcune sperimentazioni effettuate sotto stretto monitoraggio medico e, per lo più, in ambito ospedaliero. Nessuno spazio, dunque, a terapie fai-da-te basate sull’autoprescrizione di antivirali, antibiotici o altri farmaci per i quali è obbligatoria la prescrizione medica. Quelli pubblicizzati online potrebbero essere falsificati e, perciò, inefficaci o pericolosi per la salute».
La clorochina, proseguono i ricercatori dell’Istituto, è un antimalarico che può richiedere solo chi si reca in zone a rischio di malaria, dietro prescrizione medica. E’ utilizzato contro covid-19 soltanto in via sperimentale, ma online viene venduto come rimedio certo contro il coronavirus. Stesso discorso per l’idrossiclorochina (Plaquenil), venduta illegalmente su un sito che lo propone per la cura di covid-19 con tanto di guida ai dosaggi, assieme a clorochina, oseltamivir, ribavinir, indometacina e lopinavir/ritonavir.
Ma le farmacie online illegali spacciano per efficaci contro il coronavirus non soltanto i farmaci di sintesi, ma anche preparati vari, rimedi ayurvedici e oli essenziali per aromaterapia come Arsenicum album, Gelsemium, Bryonia alba e altri ancora. Per alcuni di questi siti gli studiosi sono riusciti a individuare i Paesi in cui risiede fisicamente il server: la maggior parte delle farmacie online è localizzata negli Usa, ma se ne contano anche in Russia, Regno Unito, Germania, Olanda, Singapore, Giappone.
Lo studio ha anche monitorato i social media (Facebook, Whatsapp, Twitter, YouTube) per indagare sulla diffusione di notizie ingannevoli. I ricercatori si sono così imbattuti in un fiume di informazioni pseudoscientifiche con falsi riferimenti a istituzioni ed enti di ricerca. Oppure file audio e video di sedicenti esperti che senza qualificarsi parlano di coronavirus e distribuiscono consigli e raccomandazioni.
Il consiglio che emerge dal rapporto, quindi, è ancora una volta quello di fidarsi soltanto delle farmacie online autorizzate dal ministero della Salute. La legge, infatti, non consente la vendita a distanza di farmaci che necessitano di ricetta medica e impone ai siti regolari l’utilizzo di un “logo identificativo” che con un clic riporta alla pagina di riferimento del portale del ministero della Salute. «Il rischio di acquistare via web da farmacie non autorizzate» conclude il rapporto «è anche economico. Infatti, le carte di credito utilizzate vengono spesso clonate e impiegate senza scrupoli per altri acquisti».