I trattamenti per patologie cardiometaboliche avviati tra gennaio e ottobre 2020 sono 158mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quelli per asma si sono ridotti di 124mila, le nuove terapie per scompenso cardiaco sono circa 29mila in meno sul 2019. Sono alcuni dei numeri che arrivano dal primo rapporto dell’osservatorio avviato da Iqvia (con il contributo di Farmindustria) per monitorare a cadenza trimestrale l’impatto della pandemia su diagnosi e cure delle principali patologie croniche. L’analisi, in particolare, si baserà su dati “real world” raccolti da un campione di 900 medici di medicina generale e 450 onco-ematologi, rappresentativi degli universi di riferimento, e mira a quantificare l’impatto della pandemia sul “sistema salute” e sulla gestione delle patologie non direttamente legate al virus.
Nel primo rapporto, in particolare, Iqvia concentra la propria analisi sui primi dieci mesi del 2020: per quanto riguarda le principali patologie respiratorie e cardiometaboliche, le nuove diagnosi sono 521mila in meno sul periodo precedente, i nuovi trattamenti calano di 277mila, le visite specialistiche di 1,5 milioni, le richieste di esami 2.415.000. Cali significativi anche per bpco e asma: nuove diagnosi -62mila e -158mila rispettivamente, nuovi trattamenti -46mila e -124mila, invii allo specialista -123mila e -129mila, richieste di spirometria -108mila e -127mila. In ambito cardiovascolare, infine, le nuove diagnosi di fibrillazione atriale calano di 18mila e quelle di scompenso cardiaco di 44mila, gli invii al cardiologo di 81mila e 248mila.
Anche in ambito oncologico la pandemia comporta una contrazione significativa di diagnosi e accesso alle cure. Nel periodo del primo lockdown, in particolare, Iqvia conta circa 18mila diagnosi posticipate, che nei mesi estivi non sono state recuperate: a ottobre si contano complessivamente 30.000 diagnosi di tumore in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, assieme a contrazioni significative delle richieste di screening per tumore al seno (-7%), ai polmoni (-10%) e al colon (-10%). Inoltre, si contraggono le nuove diagnosi per tumore (-11%), degli inizi trattamento (-14%), degli interventi chirurgici (-17%) e dei ricoveri (-14%).
«Secondo i nostri dati» commenta Sergio Liberatore, amministratore delegato di Iqvia Italia «nei dodici mesi terminanti a settembre anche la spesa farmaceutica ospedaliera ha subito per la prima volta una contrazione, del 4,1% a valori e del 10,1% a volumi. Molti pazienti hanno deciso di non andare in ospedale per paura del contagio e molti ospedali e ambulatori hanno temporaneamente rimandato le visite e gli interventi meno urgenti per lasciare spazio all’assistenza dei pazienti covid».
«Istituzioni, imprese del farmaco, attori della filiera, enti di ricerca, medici e altri operatori sanitari» aggiunge Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria «hanno dato vita a una partnership pubblico-privato sinergica sia nel nostro Paese sia in campo internazionale. Grazie al contributo di tutti non solo è stata garantita ai pazienti la continuità delle cure ma si sono anche unite le forze nella ricerca globale per trovare vaccini – oggi ne sono in sviluppo oltre 230 – e terapie specifiche contro il Covid-19. Dall’emergenza, che ha avuto serie conseguenze anche per chi soffriva di altre patologie come testimonia questo studio, è nato un modello di cooperazione innovativo. Ed è importante che questo modello possa diventare un pilastro di un metodo nuovo di confronto per l’innovazione».