Hanno subito alzato il polverone dei commenti le dichiarazioni dell’altro ieri del ministro Grillo sulla necessità di mettere in pista una riforma concertata del sistema farmacia che affronti anche il problema parafarmacie. Tra i primi a scendere in campo Federfarma, che in un comunicato diffuso già nella tarda mattinata di ieri esprime la propria disponibilità a discutere: «Solo mantenendo vivo il filo del dialogo si possono trovare soluzioni soddisfacenti e durature» osserva il presidente nazionale del sindacato titolari, Marco Cossolo «il tema delle parafarmacie era già previsto nel programma con cui mi sono candidato alla guida di Federfarma e già nella scorsa legislatura l’attuale dirigenza della Federazione aveva avviato il confronto con le sigle dei colleghi che operano nelle parafarmacie: con alcune avevamo trovato punti in comune, con altre meno».
In effetti, indicazioni sulla strada che Federfarma vorrebbe imboccare per un superamento dell’anomalia parafarmacie erano già state fornite agli Stati Generali della farmacia, quando Cossolo aveva parlato di «assorbimento» condizionato: sì a trasformare i farmacisti titolari di esercizi di vicinato in titolari di farmacia, ma a patto che sia sancita l’incompatibilità tra le due proprietà e non si tocchino Pianta organica e numero delle sedi programmate. In sostanza, il riassorbimento avverrebbe soltanto attraverso le sedi già istituite del concorso straordinario o quelle che nasceranno dagli aggiornamenti dei comuni. «E’ necessario arrivare a una soluzione strutturale» aggiunge la presidente nazionale del Sunifar, Silvia Pagliacci «che tenga conto di tutti i soggetti e non penalizzi i colleghi più fragili, a partire dai titolari di farmacie rurali e di farmacie rurali sussidiate, che sopravvivono con un numero molto ristretto di utenti in attesa di potersi spostare, col tempo, in sedi migliori».
Il Mnlf, invece, invita il Ministro a bruciare le tappe e adottare subito i provvedimenti necessari attraverso lo strumento del decreto legge, dunque senza concertazioni e tavoli di confronto: «Se al centro dell’azione riformatrice del ministero c’è il cittadino» scrive il Movimento in una nota «la strada da percorrere è una sola: rimuovere le barriere che impediscono il pieno esercizio della professione per i farmacisti che hanno deciso d’intraprendere la libera professione, aprire il mercato dei farmaci con ricetta pagati direttamente dai cittadini».
Non invoca la stessa fretta ma fa capire di essere dalla parte delle parafarmacie la pentastellata Marialucia Lorefice, presidente della commissione Affari sociali della Camera, che in una dichiarazione rilasciata ieri ha detto di voler puntare a «una soluzione in grado di superare l’incongruenza di farmacisti senza farmacie». Quanto al percorso, ha chiarito Lorefice, il primo step consisterà in «un’indagine conoscitiva sul tema farmacie e parafarmacie», che verrà avviata di concerto (forse congiuntamente) con la commissione Igiene e sanità del Senato. «Purtroppo in questi anni non si è agito per risolvere le evidenti criticità» ha concluso la presidente dell’Affari sociali «e pertanto è necessario intervenire per dare risposte concrete».
Nella maggioranza, tuttavia, non sembra esserci al momento una visione unitaria: dalle leghiste Arianna Lazzarini e Rossana Boldi, segretario e vicepresidente della commissione Affari Sociali, è arrivato ieri un forte richiamo alle tentazioni riformiste dei pentastellati: «Le farmacie sono un fondamentale presidio sanitario e sociale» hanno ricordato «e garantiscono un servizio prezioso e capillare». Ne consegue che «una liberalizzazione del settore sarebbe doppiamente sbagliata, perché resta fermo il principio per cui i farmaci non sono beni di consumo. Una concorrenza davvero sleale porterebbe alla chiusura pressoché immediata di tante farmacie, soprattutto le più piccole».