I medici di famiglia dovranno dedicare alle Case di comunità 18 ore del loro impegno settimanale. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo ieri a Roma alla presentazione del libro di Milena Gabanelli e Simona Ravizza “Codice rosso – Come la sanità pubblica è diventata un affare privato”. Sollecitato dalle autrici a dire la sua sul ruolo dei mmg nelle Case di comunità, il Ministro ha ricordato che «siamo in una fase di rivalutazione del ruolo dei medici di famiglia. Il loro corso regionale post laurea diventerà una scuola di specializzazione e devono dare 18 ore del loro impegno nelle Case di comunità. Senza il loro contributo non ci potrà essere una sanità migliore».
Il problema però è che i progressi del Pnrr riguardo alla costruzione delle strutture che dovranno fare da spina dorsale alle cure primarie (Centrali operative territori8ali, case di comunità e ospedali di comunità) rivelano ritardi crescenti. Secondo un’analisi di Doxapharma per Assirm su dati di Agenas, allo scorso giugno risultava attivato solo il 26% delle 1038 Case di comunità previste e il 18% dei 307 ospedali di comunità pianificati. In particolare, sulle Case di comunità i ritardi maggiori si riscontrato al Sud perché delle 268 strutture finora attivate 250 sono nel settentrione, 8 al Centro e 7 nel meridione.