Per capire cosa se ne faranno i medici di famiglia dei device che il Ssn fornirà loro con i 235 milioni promessi dalla Manovra, bisogna prima avere chiari i progetti della Fimmg (che di quel finanziamento è la principale artefice) sui cosiddetti “micro-team”, l’impalcatura con cui il sindacato dei mmg vuole riorganizzare le cure primarie nelle aree dove non arrivano Case della salute e aggregazioni complesse. E per farselo spiegare, FPress è andato a chiedere a Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg e primo ideatore del progetto.
Scotti, esservi assicurati uno stanziamento così cospicuo per la dotazione strumentale dei mmg è un bel colpo, ma che cosa sono questi micro-team di cui continuate a parlare con governo e Regioni?
L’idea è semplice: le crescenti carenze di organico nella mg aggravano i carichi di lavoro di chi rimane, la popolazione invecchia e si cronicizza, le Case della salute creano diseguaglianza nell’offerta dei servizi. Serve allora un modello che possa mettere radici in tutti i contesti territoriali e assicurare un nucleo standard di prestazioni erogate in maniera continuativa, cioè il micro-team.
La composizione e l’organizzazione?
Il medico di famiglia in singolo, un collaboratore di studio e un infermiere. E sei ore giornaliere di apertura, ma questo non significa che il medico sia presente per l’intero orario: nella prima ora, per esempio, c’è il collaboratore che organizza le visite, ripete le ricette e orienta gli assistiti; poi arriva l’infermiere che svolge l’attività programma in base alla medicina d’iniziativa, esegue gli esami diagnostici prescritti eccetera; infine arriva il mmg, che intanto ha completato il giro delle visite domiciliari, è andato a visitare i suoi pazienti ricoverati in ospedale o ha svolto le altre attività convenzionate. E nel caso, il micro-team si può avvalere anche di visite periodiche dello specialista ambulatoriale, per i casi più specifici.
Sei ore quando le medicine di gruppo ne fanno solitamente dodici?
Dove ci sono. Dove invece mancano, per esempio nei piccoli paesi, quattro micro-team organizzati per aprire due al mettino e due al pomeriggio riescono a coprire tutte le necessità.
E le farmacie come dovrebbero collocarsi rispetto a questo modello?
I micro-team sono come mattoni del Lego, possono agganciarsi alle farmacie del loro territorio per creare un team allargato e operare in modo coordinato. In media, giusto per capirci, c’è una farmacia ogni 4 medici di famiglia: ecco, ogni farmacia può coordinare la propria atività con quattro micro-team.
E la farmacia dei servizi?
C’è un errore di fondo in quel progetto, non si è tenuta nelladovuta considerazione la collaborazione interprofessionale sancita dall’articolo 8 della legge 502/92. In altre parole, sono stati codificati i servizi in farmacia prima di individuare le sinergie tra mg e farmacie.
E la sperimentazione della farmacia dei servizi che sta per partire in nove Regioni?
L’impressione è che l’obiettivo sia più quello di sperimentare le forme di remunerazione più che ragionare su nuovi modelli imperniati sulla collaborazione tra professionisti.
Ma la Fimmg, allora, quali servizi gradirebbe che le farmacie proponessero?
Le scelte vanno fatte territorio per territorio, in base alle esigenze della popolazione e all’organizzazione che si sono date le cure primarie. Di certo, per fare un esempio, si rivelerebbe molto più utile la presenza in farmacia del fisioterapista piuttosto che quella dell’infermiere. Il punto, in ogni caso, è che se non ci sarà un coordinamento nel quale il medico espone le proprie esigenze e il farmacista valuta di conseguenza come strutturare la propria offerta di servizi, diventerà forte il rischio di prestazioni erogate inappropriatamente dalla farmacia, perché richieste dal paziente anziché dal medico.
Non è troppo oneroso per il medico di famiglia singolo fare team con un collaboratore di studio e un infermiere che dovrebbe retribuire con il compenso derivante dalla quota capitaria?
Il decreto Calabria autorizza le Asl a innalzare il massimale (cioè il numero massimo di scelte per ogni medico di famiglia, ndr); se da 1.500 pazienti si salirà a 1.800 o 2.000, la remunerazione del mmg crescerebbe del 20 o del 33%.
Da quello che dicono le relazioni alla Manovra, i device diagnostici che dovreste ricevere grazie alla Legge di Bilancio sarebbero altamente digitalizzati.
E’ così: puntiamo ad avere apparecchi che stiano non nello studio del medico ma nella sua borsa, così come in quella dell’infermiere. C’è sempre più domiciliarità nel futuro della mmg. E a mio avviso questo è un’opportunità anche per la farmacia del territorio, che in questo contesto può aspirare a distribuire i farmaci della diretta e recapitarli a domicilio.
Il Governo promette di rendere disponibili i fondi per la diagnostica e procedere a un piano degli acquisti entro fine gennaio. Però le risorse provengono dal fondo per l’edilizia sanitaria, che è una voce di spesa per conto capitale e in media le Regioni ci mettono 18 mesi per accedere a queste risorse e spenderle. Siete ottimisti?
Stiamo cercando di far spostare lo stanziamento in uno dei fondi di spesa corrente, per fare in modo che a comprare i device siano direttamente i medici e poi vengano rimborsati dalle Asl. In ogni caso, abbiamo il coltello dalla parte del manico: se poi le cose non vanno avanti, avremo gioco facile a dimostrare che la colpa non è della categoria ma delle Regioni.