L’emergenza da pandemia non ha congelato soltanto i cronoprogrammi regionali della farmacia dei servizi, ha anche paralizzato una quota consistente delle campagne che Ssn e Regioni conducevano annualmente sul territorio a fini preventivi: secondo stime condotte da Nomisma e riportate da 24 Ore-Sanità, l’interruzione degli esami di primo livello decretata dalla maggior parte delle Regioni (a causa dell’emergenza epidemica) ha lasciato fuori due terzi circa degli screening per tumore al seno, alla cervice dell’utero e al colon-retto che in media venivano condotti annualmente. Nel periodo 2015-2017, è in particolare il conteggio di Nomisma, sono stati effettuati dal Ssn oltre 5 milioni di test mammografici, altri 5 milioni di screening per il tumore alla cervice dell’utero e 7 milioni di test per il tumore al colon-retto (con la crescente collaborazione delle farmacie del territorio, è il caso di aggiungere).
Ora che il Paese è entrato ufficialmente nella fase 2, anche per i servizi sanitari regionali e per le aziende del Ssn si profila la graduale ripresa dell’attività ordinaria e programmata, ossia l’erogazione delle prestazioni di ricovero e ambulatoriali non urgenti. Diventa allora opportuno – suggerisce Nomisma –ragionare sulla possibilità di completare le campagne di prevenzione per replicare i volumi degli anni scorsi. Grazie ai quali, nel periodo 2015-2017 sono stati diagnosticati oltre 24mila carcinomi della mammella, più di 13mila lesioni cervicali con istologia Cin II e 52mila adenomi avanzati.
Per centrare l’obiettivo, tuttavia, sarà necessario uno sforzo organizzativo non indifferente: per arrivare “in pari” con gli anni precedenti, è infatti la stima di Nomisma, bisognerà effettuare da qui alla fine dell’anno 1,2 milioni di test diagnostici mammografici, 1,1 milioni di test cervicali e circa 1,6 milioni di test colorettali. E vista la calendarizzazione che sta prendendo la fase 2, è difficile che servizi sanitari e Asl possano riprendere le campagne prima di settembre. Dunque, ci sarebbero soltanto quattro mesi di tempo per raggiungere i target consolidati.
A meno che, è l’ipotesi di Nomisma, il Ssn non decida per qualche opzione alternativa: per esempio, concentrare per quest’anno gli screening soltanto su alcune fasce, a maggiore rischio; oppure, approfittare della contingenza per «rimodulare» l’attività e magari incrementare le risorse dedicate. «Quel che è certo» conclude la società di ricerche «è che la prevenzione oncologica deve restare un asset fondamentale del Servizio sanitario nazionale anche in periodo di crisi». Le farmacie non possono che sottoscrivere.