Quando si parla di contenimento della spesa farmaceutica «bisognerebbe innanzitutto valutare i consumi indotti dalle ricette private o da quelle dei medici specialisti del Servizio sanitario nazionale, che non prescrivono con ricettario Asl». È la riflessione lanciata dal Sindacato medici italiani (Smi) attraverso il suo presidente nazionale, Ludovico Abbaticchio, che in un comunicato ricorda concause e dinamiche della spesa per farmaci, ospedaliera e territoriale.
Per esempio, ricorda Abbaticchio, ci sono «le prescrizioni rilasciate all’atto delle dimissioni dagli ospedali pubblici o convenzionati, che non utilizzano i ricettari Asl e quindi non permettono di risalire né al prescrittore né alla spesa. L’assistito poi deve tornare dal medico di famiglia per farsi prescrivere quello che, invece, potrebbe fare direttamente il medico della struttura ospedaliera. Il privato convenzionato, dal canto suo, dovrebbe assumersi in prima persona la responsabilità della prescrizione e della relativa spesa». In aggiunta, non vanno dimenticati gli sprechi della spesa farmaceutica ospedaliera: «Per esempio» osserva il presidente dello Smi «resta ignoto l’ammontare della spesa generata dai farmaci scaduti che le farmacie ospedaliere pubbliche inviano al macero».
Quanto al Prontuario, andrebbero eliminati da fascia A e C «tanti farmaci ormai obsoleti che ancora risultano a carico del Ssn». Auspicabile anche una razionalizzazione della copertura, con l’uscita dalla rimborsabilità di tutti i medicinali dal prezzo inferiore ai cinque euro, «salvaguardando gli esenti ticket per reddito o patologia» e consentendo ai non esenti di scaricare il costo nella dichiarazione dei redditi. «La razionalizzazione della spesa farmaceutica» conclude Abbaticchio «è un tema che andrà affrontato ai tavoli nazionali e regionali nell’ottica del regionalismo differenziato, che incombe sulle nostre teste. Ci aspettiamo che la stessa Conferenza Stato-Regioni prenda una posizione costruttiva al riguardo».
