Il 42% degli italiani – in particolare gli uomini tra i 18 e i 34 anni – non effettua alcun check up, mentre circa metà la metà (49%) fa prevenzione soltanto in parte: tra i controlli medici più diffusi le visite odontoiatriche (59%) e gli esami del sangue (51%); percentuali più basse invece per gli screening contro il tumore all’intestino (30%) e il tumore della pelle (26%) e per la gastroscopia (11%). Sono alcuni dei dati che arrivano dall’ultima edizione dello Stada Health Report, un’ampia indagine online condotta tra marzo e aprile da Human8 per conto del Gruppo Stada su un campione rappresentativo di 32mila persone in 16 Paesi: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Kazakistan, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Uzbekistan.
I risultati relativi al nostro Paese sono stati presentati ieri in una conferenza stampa a Milano e la principale evidenza riguarda le differenze di genere: le donne sono più propense a sottoporsi a visite ginecologiche (69%) o a programmi di screening per il tumore alla mammella (66%); al contrario, poco più di quattro over55 (42%) partecipa a screening della prostata e solo il 9% degli uomini si sottopone a controlli per il tumore ai testicoli.
Ma quali sono gli ostacoli che impediscono una più ampia adesione ai controlli sanitari? Per il 29% degli intervistati la causa principale è la mancanza di informazioni sui controlli da effettuare o la scarsa disponibilità economica, mentre il 18% lamenta la mancanza di tempo e il 16% sostiene di non aver bisogno di sottoporsi ad alcune attività di prevenzione.
«Se il Report dello scorso anno ha mostrato come il covid-19 abbia avuto un impatto significativo sulla salute mentale e fisica degli italiani» ha commentato Luca Vitaloni, senior research manager di Human8 «quest’anno il focus è sulla prevenzione. Abbiamo intervistato 2.000 italiani e i risultati evidenziano una significativa distanza tra l’importanza di adottare misure preventive e il numero di italiani che si sottopone effettivamente a controlli preventivi adeguati».
Forse anche per questo, cala il livello di soddisfazione degli italiani nei confronti del sistema sanitario. Come negli altri Stati, dal 69% nel 2021 al 51% nel 2023, un valore che colloca l’Italia al terz’ultimo posto davanti soltanto a Serbia e Polonia. E a preoccupare un connazionale su tre – soprattutto donne e over 55 – è la difficoltà di approvvigionamento dei farmaci.
Di contro, gli italiani sono tra i più fedeli in Europa alla farmacia (73%) e 2 su 5 sono favorevoli alla vaccinazione presso questo presidio sanitario, con una percentuale (40%) di gran lunga superiore alla media europea (24%). Infine, l’Italia è nella “top 3” per quanto riguarda l’uso della ricetta elettronica (76% di contro una media europea del 45%).
«Ancora una volta lo Stada Health Report ci consente di avere a disposizione dati utili per fare un’attenta riflessione sui reali bisogni di salute dei cittadini» conclude Salvatore Butti, general manager di Eg Stada Group «in particolare, ciò che emerge in maniera molto chiara nell’edizione di quest’anno è quanto ancora si debba fare in termini di prevenzione: uno sforzo che deve coinvolgere tutti, istituzioni, operatori sanitari e aziende».