Le farmacie e i laboratori di analisi non sono in grado di assicurare il numero giornaliero di tamponi che servirebbe a coprire l’intera domanda dei lavoratori non vaccinati. A dirlo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che nei giorni scorsi ha pubblicato un’indagine in cui riassume numeri ed evidenze dell’operazione green pass: secondo le stime del Governo, riassume la ricerca, sarebbero 3 milioni i lavoratori italiani che per procurarsi il certificato verde devono ricorrere al test antigenico rapido, il 13% circa degli occupati. Per accedere al posto di lavoro queste persone avrebbero bisogno di un tampone ogni due giorni da qui alla fine dell’anno, ma attualmente «l’offerta è molto inferiore: ieri», dice la Cgia: venerdì scorso, 15 ottobre, «il numero di tamponi realizzati in Italia è stato di poco superiore a 506 mila. Ipotizzando un aumento della produttività da parte delle farmacie e delle strutture autorizzate a fare questi test, dopodomani (ieri per chi legge, ndr) il numero complessivo potrebbe salire fino a 700mila». Due milioni di lavoratori, tira le somme lo studio, rischiano di restare senza green pass.
«A metà settembre, quando venne presentato il decreto sull’obbligo del green pass» ricorda ancora la Cgia «i ministri Brunetta, Orlando e Speranza avevano sottolineato più volte che il successo della disposizione si basava sull’effetto annuncio: una gran parte dei 4 milioni di lavoratori italiani che a quel momento non erano ancora vaccinati lo avrebbero fatto entro un mese, ossia per il 15 ottobre. Le cose, purtroppo, non sono andate così e solo una minoranza si è vaccinata».
La regione più “no vax”, dice la ricerca, è la Sicilia, dove i no-vax sono il 24,3% del totale (625.565 persone non vaccinate). Seguono la Calabria, con una tasso del 23,4%, la Provincia Autonoma di Bolzano con il 22,7%, la Valle d’Aosta con il 21% e le Marche con il 20,4%.
Se due milioni di occupati non potranno riprendere il proprio posto di lavoro, è la stima dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, verrà messa a rischio la ripresa e la tenuta produttiva di moltissime attività economiche: «lo Stato deve garantire la possibilità di fare il tampone anche a chi non vuole sottoporsi alla somministrazione vaccinale. Intendiamoci, il covid va sconfitto con la prevenzione, aumentando il numero di immunizzati, ma allo stesso tempo dobbiamo salvaguardare anche il diritto al lavoro e le piccole imprese, che da questa pandemia sono state fortemente penalizzate».
Per colmare il gap tra domanda e offerta, è quindi la conclusione della Cgia, sono possibili soltanto due soluzioni: «stabilire che il green pass si ottiene solo attraverso l’inoculazione del vaccino, eliminando così l’obbligo del tampone, oppure mobilitare l’Esercito e la Protezione civile, perché istituiscano su tutto il territorio nazionale delle unità mobili per l’erogazione dei test».