Dal Consiglio dei ministri in programma domani potrebbe spuntare la decisione di estendere a tutti i luoghi di lavoro l’obbligo del super green pass, la certificazione verde di secondo livello riservata soltanto ai vaccinati e i guariti da covid. Ad anticipare l’eventualità del provvedimento è il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che a Fuori Tg, su Rai Tre, ha parlato di «confronto in corso nella maggioranza». L’estensione dell’obbligo, ha detto, «può aiutare a convincere una parte dei cinque milioni di non vaccinati» che ancora rimangono in Italia.
In più, ha continuato Costa, la misura risolverebbe «alcune contraddizioni che oggi permangono, come il fatto che chi va a prendere un caffè deve mostrare il super green pass ma chi lavora nello stesso esercizio non deve farlo». Quanto ai dettagli del provvedimento, ha concluso il sottosegretario, «confido che anche stavolta il premier saprà trovare una sintesi».
E’ molto probabile che l’estensione del super green pass, oltre a convincere una parte dei no-vax ancora in circolazione, snellirebbe non poco la domanda di tamponi che dall’inizio delle festività natalizie grava sulle farmacie del territorio: verrebbero infatti a mancare le richieste dei lavoratori che non si sono vaccinati e devono ripetere l’antigenico ogni due giorni per andare al lavoro; diventasse obbligatorio il super green pass, il tampone ogni 48 ore non sarebbe più sufficiente e dovrebbero restare a casa o vaccinarsi.
Contro il sistema dei tamponi, poi, si schierano i farmacisti ospedalieri della Sifo, che in una nota parlano di «follia sanitaria». Avere trasformato il tampone per green pass in un lasciapassare per cenoni, vacanze e settimana bianca – dichiara il presidente della società scientifica, Arturo Cavaliere – «è una scorciatoia che ha poco a che fare con la tutela della salute: tante persone si sentono legittimate a recarsi nei “drive in” anche senza prenotazione, rischiando di fare esplodere sia il sistema organizzativo sia il tracciamento del virus. Questo si traduce in un rischio di collasso per il sistema stesso e per gli operatori sanitari».
Il boom della domanda di tamponi molecolari, poi, ha messo sotto pressione gli approvvigionamenti, tanto che – continua Cavaliere – «in questi giorni è davvero impossibile stimare i fabbisogni nazionali e regionali per i prossimi mesi, sia di tamponi sia dei reagenti necessari per processarli. Purtroppo sappiamo che di fronte a queste criticità il sistema delle forniture reagirà con possibili carenze oppure con un aumento dei costi».
Per Sifo, dunque, «bisognerebbe abolire da subito questa distorsione culturale e sociale del green pass da tampone, che per fortuna riteniamo sia una criticità prettamente vacanziera». I test, in sostanza, dovrebbero essere dedicati soltanto a chi ne ha realmente bisogno – in particolare i soggetti fragili e le persone che sono entrate in contatto con positivi o sintomatici: «Sarebbe opportuno modificare le regole e renderle chiare prima che l’intero Ssn inizi a sventolare bandiera bianca, quando invece ci sono Regioni che continuano a estendere gli orari dei drive in per poi trovarsi di fronte a file senza controllo e richieste inappropriate».