Fumata nera, ieri, dall’incontro tra Regioni e sindacati della mg che avrebbe dovuto gettare le basi per un accordo sui test rapidi con tamponi antigenici negli studi dei medici di famiglia: Fimmg, Snami, Intesa sindacale e Smi, secondo quanto riferisce una notizia dell’Ansa, hanno confermato la loro disponibilità ma hanno escluso che i prelievi possano essere effettuati nei loro studi, la maggior parte dei quali manca dei requisiti necessari. Occorrono, hanno spiegato i sindacati, strutture «sicure e vigilate per la salute della cittadinanza».
Anche nel Lazio, dove nei giorni scorsi si era parlato di tamponi antigenici negli studi dei mmg, i preparativi stanno prendendo una piega diversa: i generalisti, come spiega in un altro lancio di agenzia il vicesegretario nazionale della Fimmg, Pierluigi Bartoletti, «effettueranno dalla prossima settimana prelievi con tampone al domicilio dei pazienti con sintomi febbrili», anche sulla base delle segnalazioni provenienti dalle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale). Gli interventi, prosegue Bartoletti, riguarderanno «i contatti stretti di positivi che sono in isolamento e non possono recarsi nei drive-in per i tamponi. Alla comparsa di sintomi febbrili, potranno contattare il medico di famiglia e per un tampone rapido a casa».
Resta così in sospeso, almeno per il momento, la riorganizzazione delle attività regionali di contact tracing che il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, aveva auspicato in una lettera inviata l’altro ieri al ministro della Salute Roberto Speranza. In molte regioni, spiegava il governatore dell’Emilia-Romagna, il repentino incremento delle positività sta sfiancando le strutture sanitarie. Occorre individuare una scala di priorità per concentrare gli sforzi, rafforzare i controlli ed estendere gli screening, anche grazie ad accordi «con farmacie e strutture private accreditate per la realizzazione di test sierologici».
Inoltre, prosegue Bonaccini, «le Regioni dovranno coordinare il recepimento di un eventuali accordi nazionali tra Governo e medici di medicina generale (come quello sfumato ieri, ndr), perché questi ultimi effettuino i tamponi rapidi antigenici e garantiscano la presa in carico dei loro pazienti positivi nel periodo di isolamento». Non solo: «Al fine di indirizzare le attività epidemiologiche a vasti strati della popolazione» scrive ancora Bonaccini «le Regioni potranno stipulare specifici accordi con le farmacie e i centri di raccolta sangue per lo svolgimento di esami sierologici o, nel caso di strutture ospedaliere e ambulatoriali private accreditate, per l’esecuzione di tamponi rapidi». In sintesi: da una parte farmacie e centri prelievi che fanno i sierologici, dall’altra medici di famiglia e ambulatori che effettuano i tamponi antigenici. Ma a quanto pare i mmg hanno detto no.