L’influenza costituisce un rilevante problema di sanità pubblica, in particolare per le possibili gravi complicanze nei soggetti a rischio come gli over 65 o i cronici di qualunque età. Per questo motivo il ministero della Salute raccomanda e offre gratuitamente a questi gruppi la vaccinazione antinfluenzale, con l’obiettivo minimo della copertura di almeno il 75% della platea complessiva e l’obiettivo ottimale del 95%.
Nella campagna vaccinale 2022-2023, l’ultima indagata dall’osservatorio dell’istituto superiore di sanità Passi d’Argento, il 65% degli ultra 65enni si è sottoposto a vaccinazione contro l’influenza e questa percentuale ha raggiunto il 76% tra gli ultra 85enni e il 71% fra le persone con patologie croniche. I risultati, spiega l’Iss, rimangono significativamente superiori a quelli del periodo pre-pandemico, quando la copertura vaccinale non aveva mai raggiunto i livelli minimi raccomandati, neppure nelle fasce di età più anziane, né tra i più fragili per patologia cronica. Sempre inferiore al 60%, la copertura vaccinale raggiunge il 69% in piena pandemia, (sfiorando l’obiettivo minimo raccomandato dal Ministero della Salute per le categorie a maggior rischio per maggiore età o cronicità), ma scende nuovamente al 63% nel 2023.
Fra le persone affette da malattie non trasmissibili la copertura vaccinale è sempre stata più alta rispetto a quanto osservato fra le persone libere da cronicità, ma comunque lontana dall’obiettivo minimo, mentre dal 2020 sale significativamente, di circa 10 punti percentuali, rispetto alle campagne precedenti, rimanendo stabile al 73% fino al 2022 ma scendere successivamente al 70% nel 2023 In particolare: 75% fra le persone con malattie respiratorie croniche, 72% fra persone con problemi cerebro e cardiovascolari, 72% con insufficienza renale e fra i diabetici, 73% fra persone con malattie croniche del fegato.
Anche fra le persone libere da cronicità è aumentata l’adesione alla campagna vaccinale: se prima della pandemia meno del 50% degli ultra 65enni liberi da cronicità si vaccinava contro l’influenza, durante la pandemia il ricorso alla vaccinazione contro influenza sale al 63% nel 2021, per poi tornare a valori più bassi nel 2023, pari al 55%.
Il ricorso alla vaccinazione antinfluenzale fra le persone adulte di 18-64 anni, registrato dalla sorveglianza Passi, invece non è frequente ed è andato riducendosi negli anni fino a scendere al 6,6% nella campagna vaccinale del 2015-2016; successivamente però l’adesione è andata aumentando raggiungendo il valore massimo del 15% nel 2020-2021, in piena pandemia di COVID-19, per poi diminuire nuovamente con le campagne successive del 2021-2022 e del 2022-2023 e attestarsi al 13%.
Anche fra le persone affette da patologie croniche il ricorso alla vaccinazione antinfluenzale (sebbene offerta e raccomandata) resta molto lontano dall’atteso e, nella campagna vaccinale 2022-2023, solo il 28% di coloro che riferiscono una diagnosi di patologia cronica si è vaccinato contro l’influenza. Fra le persone con patologie croniche la copertura vaccinale è maggiore fra i diabetici (38%)
Anche i dati per area geografica sembrano suggerire un impatto della pandemia di Covid-19: nel periodo pre-pandemico il ricorso alla vaccinazione antinfluenzale era mediamente più frequente nel Centro e nel Sud-isole e meno frequente nel Nord del Paese. Negli anni della pandemia il ricorso alla vaccinazione aumenta ovunque ma il gradiente geografico si inverte e, nel biennio 2022-2023, la copertura torna a cambiare aspetto con il Centro del Paese che presenta la copertura significativamente maggiore (70%) rispetto al Sud (64%) ed al Nord (63%) che presentano invece valori simili.