Sono 900mila le persone vaccinate finora in tutta Italia con la prima dose di Comirnaty (dati Aifa aggiornati a ieri) e questo significa che la prima fase della campagna, in cui la somministrazione è riservata a operatori sanitari e degenti delle Rsa, in tutto più di un 1,9 milioni di persone, è vicina quasi a metà strada. E così, ieri Governo, Regioni e commissario per l’emergenza covid, Domenico Arcuri, hanno cominciato a lavorare alla fase 2, quella che prevede la vaccinazione di circa quattro milioni di over 80.
Occorrerà rivedere le assegnazioni in dosi a ciascuna Regione, perché siano commisurate alla distribuzione nel Paese degli ultra80enni, e occorrerà rivedere anche la collocazione degli “hub” vaccinali, sempre per adeguare la copertura al nuovo target.
A complicare i piani, poi, c’è la possibile accelerazione dell’iter registrativo del vaccino AstraZeneca, che verrà esaminato dall’Ema il 29 gennaio. Se l’ok dovesse arrivare già per quella data l’Italia si ritroverebbe dopo poco con una fornitura di 8 milioni di dosi, che potranno essere trasportate a temperature usuali per la filiera farmaceutica.
I piani erano di destinare questo vaccino a ultrasessantenni, assistiti con comorbidità e personale scolastico, quindi si profila la possibilità di un’anticipazione della terza fase. In questo caso, dovrà essere accelerato anche il reclutamento come vaccinatori dei medici di famiglia, un’operazione già programmata ma da completare in tutti i dettagli (a partire dalla remunerazione).
Categoria | Da vaccinare (Piano Arcuri) | Vaccinati (dati Aifa) | Delta |
Personale socio/sanitario | 1.404.037 | 695.937 | 49,5% |
Personale non sanitario | – | 140.432 | |
Rsa | 570.287 | 72.710 | 12,7% |
Che degli aggiustamenti in corca siano necessari lo suggeriscono i dati dell’Aifa sui progressi della campagna vaccinale: la vaccinazione del personale sanitario sta procedendo a ritmo sostenuto, tanto che a ieri risultavano vaccinati quasi 700mila operatori, ossia il 49% del target pianificato. Sembra procedere con maggiore lentezza, invece, la profilassi di degenti e personale delle case di cura, dove la percentuale di somministrazioni non supera il 12,7%.
L’impressione è che la macchina organizzativa stia funzionando bene quando si tratta di vaccinare chi è già sul posto (nel caso in cui l’hub vaccinale sia ospitato all’interno di una struttura ospedaliera) oppure può muoversi per conto proprio; le cose vanno meno bene, invece, quando i destinatari sono distanti e a muoversi sono i destinatari. Confermano in tal senso le due lettere che Luigi Icardi, coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, ha inviato ieri al ministro Speranza per chiudere il coinvolgimento di mmg e farmacie.
Ma c’è anche da fare i conti con la categoria che in Italia gode della massima precedenza, quella dei raccomandati. Aveva fatto scalpore qualche giorno fa un articolo del Corriere della Sera in cui si raccontava di un avvocato “imboscato” nella coda dei medici in fila per la vaccinazione, a Napoli; negli ultimi giorni si sono occupati del fenomeno anche altri giornali e così è venuto fuori il caso del parroco vaccinato con la sesta dose a Ragusa, delle mogli di medici in pensione ammesse alla somministrazione a Brindisi, degli infiltrati al Cto di Iglesias (Sud Sardegna), del personale delle ditte fornitrici vaccinato a Bologna e degli addetti alle pulizie a Bari. Saranno tra quei 140mila e passa individui che Aifa conteggia tra il personale non sanitario?