Mette a segno un altro ordine del giorno delle Camere, il terzo in tre anni, la battaglia dei farmacisti titolari per ottenere quanto già è consentito una dozzina di paesi europei, la vaccinazione in farmacia. L’ultimo è stato approvato da Montecitorio l’altro ieri, in concomitanza con la conversione in legge del decreto che ha esteso l’emergenza covid fino al 15 ottobre, e impegna il Governo a «valutare l’opportunità di utilizzare le farmacie aperte al pubblico, dotate di spazi idonei sotto il profilo igienico sanitario e atti a garantire la tutela della privacy, per la somministrazione dei vaccini sotto la supervisione di medici assistiti da infermieri o da personale sanitario opportunamente formato».
A presentarlo Andrea Mandelli, deputato di Forza Italia e presidente della Fofi, che già aveva firmato i due precedenti ordini del giorno: il primo risale a tre anni fa ed era stato presentato al Senato in occasione della conversione in legge del decreto vaccini dell’allora ministro Lorenzin; il secondo invece è del maggio scorso e già legava il tema della vaccinazione in farmacia al rischio di una sovrapposizione tra stagione influenzale e pandemia.
Fa lo stesso anche l’ultimo ordine del giorno, che come i due precedenti si è visto subito opporre il no della Fnomceo. «Somministrare i vaccini per l’influenza all’interno delle farmacie« scrive in un comunicato diffuso ieri la Federazione degli ordini dei medici «è un’idea che, a legislazione vigente, non può essere messa in pratica. E comunque, non sarebbe coerente con le competenze sanitarie che la legge affida, in maniera diversa e peculiare, a medici, infermieri, farmacisti».
Fnomceo «nettamente contraria» anche al farmacista vaccinatore, cui l’Utifar ha dedicato di recente un corso di formazione. «Non basta un’iniziativa online per diventare medici» recita la nota «le competenze acquisite dal farmacista durante il percorso di studi riguardano, tra le altre, la composizione, la farmacologia, la farmacocinetica e farmacodinamica dei farmaci e dei vaccini. Non sono, in alcun modo, né quelle relative all’inoculazione, né tantomeno quelle dell’anamnesi, della diagnosi, della valutazione dello stato di salute, della prescrizione, dell’individuazione e gestione di eventuali effetti collaterali».
L’Utifar, dal canto suo, cerca di smorzare le polemiche: «Contribuire a rendere il farmacista al passo con i tempi» osserva il presidente della società scientifica, Eugenio Leopardi, in un comunicato precedente all’intervento della Fnomceo «non significa imitare i medici o appropriarsi di mansioni che non ci appartengono. Al contrario, credo che il progetto debba essere condiviso con i medici e coordinato di comune accordo, al fine di garantire ai cittadini un servizio di vaccinazioni efficiente e capillare».