Arriva l’accordo tra Governo più Regioni da una parte e sindacati della mg dall’altra per la partecipazione dei medici di famiglia alla campagna vaccinale contro covid. La firma risale all’altro ieri e il testo finale presenta scostamenti minimi rispetto alla bozza che era circolata all’inizio del mese: di fatto, si tratta di una intesa-quadro che rimanda agli accordi regionali (alcuni già stipulati) i contenuti salienti. Per esempio, saranno le negoziazioni locali a individuare «la platea dei soggetti da sottoporre a vaccinazione da parte dei medici di medicina generale», sulla base comunque delle indicazioni e delle priorità definite dal Piano vaccinale nazionale.
Per quanto concerne dotazioni e profili organizzativi degli studi medici, prosegue l’accordo, farà testo l’Allegato D della Convenzione nazionale, ma laddove non fosse possibile vaccinare negli ambulatori – anche per l’eventuale assenza di personale amministrativo e infermieristico – è «previsto l’intervento professionale dei medici di medicina generale presso i locali delle aziende sanitarie (centri vaccinali) o presso il domicilio del paziente», con dettagli da concordare anche in questo caso negli accordi regionali.
La struttura del Commissario straordinario per l’emergenza covid, stabilisce ancora l’intesa, «assicura la fornitura dei vaccini e dei materiali ausiliari e di consumo, secondo le modalità che saranno individuate a livello regionale tenendo conto delle caratteristiche di conservazione dei singoli vaecini e della disponibilità di strumenti di conservazione, trasporto e sicurezza, tenuto conto anche degli ordinari canali di gestione vaccinale nonché della popolazione che i mmg dovranno vaccinare».
Per quanto concerne i compensi, infine, l’accordo-quadro ricorda che «tra le prestazioni aggiuntive di cui all’Allegato D rientrano le “vaccinazioni non obbligatorie”, alle quali è possibile ricondurre la vaccinazione anti covid-19» e per le quali il compenso previsto ammonta a 6,16 euro per somministrazione. Il finanziamento di tali prestazioni, si legge ancora nell’accordo, «è a carico di quota parte del Fondo sanitario nazionale» e dunque si rende necessario uno stanziamento aggiuntivo «a integrazione del Fondo sanitario nazionale». Il suo ammontare «sarà progressivamente definito sulla base dell’andamento della campagna vaccinale e degli obiettivi e dei target assegnati ai mmg».
Gli eventuali accordi integrativi regionali, infine, «disciplineranno le attività dei mmg anche in relazione alle diverse modalità organizzative regionali e alle caratteristiche territoriali, nonché alle modalità concrete di vaccinazione della popolazione individuata. Nell’ambito degli Accordi regionali potrà essere disciplinato per le finalità del presente protocollo anche l’utilizzo delle risorse di cui al comma 468 dell’articolo 1 della legge 178/2020 (25 milioni di euro per la qualità dell’assistenza, che comprende anche la dotazione di personale infermieristico, ndr)».
Tra le prime Regioni ad allinearsi con l’accordo-quadro nazionale è il Lazio, dove i medici di famiglia cominceranno a vaccinare dal primo marzo. Si partirà con la chiamata degli aventi diritto, in base alle fasce di età indicate dal Piano nazionale; quindi verranno raccolte le anamnesi e infine saranno richiesti alle Asl i quantitativi di vaccino commisurati alle somministrazioni da effettuare (che i medici andranno a ritirare nei punti di consegna). Per ogni inoculazione i medici saranno remunerati con i 6,16 euro previsti dalla convenzione, cui la Regione aggiungerà 2,50 euro per l’organizzazione (infermiere o segretaria) e 1,50 per i dpi.