Anche in Italia, come già nel Regno Unito e in altri Paesi, si è cominciato a ragionare su opportunità e tempi per la somministrazione di una “terza dose” con cui prolungare l’efficacia dei vaccini covid. Lo ha detto Franco Locatelli (foto), coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, nel corso di un’audizione davanti alla commissione Igiene e Sanità del Senato: «E’ ragionevole ritenere che serva una terza dose» ha detto «ma non è ancora possibile stimare quando andrà fatta, perché i dati sono ancora limitati».
L’orientamento tuttavia, ha continuato Locatelli, è quello di procedere con la terza somministrazione dopo almeno dieci mesi, «ossia il periodo nel quale si mantiene la protezione contro Sars-Cov2 indotta dalle prime due inoculazioni. Ma solo il tempo dirà se si potrà andare anche oltre: l’immunità di cui beneficia chi ha contratto la malattia si protrae per alcuni anni».
Tra gli esperti ascoltati dalla Commissione di Palazzo Madama anche Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, che ha parlato della possibilità di un richiamo per il vaccino Johnson&Johnson: «Il prodotto prevede una singola somministrazione e così sarà. Valuteremo l’opportunità di un eventuale richiamo a distanza di 9-12 mesi, con cadenza annuale, quest’inverno, in base alla circolazione del virus o allapresenza di sue varianti».