Operatori sanitari, persone fragili e forze dell’ordine saranno le prime categorie a essere vaccinate contro il covid, secondo una previsione realistica «dai primi mesi della prossima primavera». Lo ha detto ieri Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza pandemica, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle emittenti cattoliche della Cei.
La stima di Locatelli («si sta facendo un grande sforzo internazionale sul vaccino contro covid» ha assicurato ancora) collima con la valutazione espressa venerdì a Sky TG24 dal direttore generale dell’Ema, Guido Rasi: «È molto difficile, quasi impossibile, che si riuscirà ad avere il vaccino entro il 2020» ha detto «se va tutto bene, nei primi mesi del 2021 potrebbero essere approvati dall’Ema tre vaccini. Ma tutto deve andare bene, perché un intoppo anche piccolo è sempre dietro l’angolo».
In ogni caso, ha continuato Rasi, ci sono già due vaccini sotto revisione ciclica «e probabilmente la prossima settimana ce ne sarà un terzo. Stiamo procedendo veloci». La pandemia, però, non sparirà d’incanto all’arrivo del primo vaccino: ci vorrà un anno circa, ha avvertito il dg dell’Ema, quindi mascherine e distanziamento rimarranno. «Se ne potrà fare a meno quando avremo i primi dati dell’efficacia del vaccino, cioè la composizione tra l’efficacia e la resa nella pratica reale, quando si vedrà quante persone rispondono al vaccino, quanto è intenso e quanto dura. Ci vorranno almeno sei mesi per capirlo».
Intanto, ha continuato Rasi, «i clinici in prima linea hanno imparato a gestire il coronavirus anche a seconda delle fasi cliniche della malattia. Ci sono almeno due o tre farmaci o approcci che sicuramente sono efficaci, come i cortisonici e gli anticoagulanti. E ora è molto vicina la possibilità di iniziare a usare gli anticorpi monoclonali, quelli che pare abbiano usato anche alla Casa Bianca».
