Dovrebbe arrivare entro la fine della settimana il parere dell’Ema sul vaccino di AstraZeneca. Lo ha confermato ieri la direttrice dell’Agenzia europea, Emer Cooke, in audizione davanti alla commissione Ambiente del Parlamento europeo: oltre al prodotto dell’azienda britannica, è in via di valutazione pure il vaccino Janssen, basato anch’esso su un vettore virale anziché su Rna messaggero (mRna) come Pfizer-BioNTtech e Moderna. Sotto l’osservazione dell’Ema, ha detto ancora Cooke, ci sono altri 15 vaccini in corso di sviluppo.
Ma ad attendere con speranza il via libera alla commercializzazione del vaccino AstraZeneca ci sono anche le farmacie italiane: le sue condizioni di conservazione e d’impiego, meno complesse di Comirnaty e Moderna, consentirebbero ai farmacisti del territorio di partecipare alla campagna vaccinale del Ssn, nelle modalità fissate dalla Legge di Bilancio 2021 e dagli accordi già firmati in Piemonte e Lombardia (cui dovrebbero seguirne altri, per esempio in Umbria).
E’ per questo motivo che la professione segue con estrema attenzione le notizie degli ultimi giorni provenienti da AstraZeneca: la multinazionale ha infatti annunciato che le prime consegne post-approvazione non potranno rispettare i volumi promessi, a causa di un calo delle capacità produttive di uno dei suoi siti europei. La spiegazione non ha però convinto la Commissione europea e il suo presidente, Ursula von der Leyen, che l’altro ieri ha telefonato al ceo di AstraZeneca, Pascal Soriot: l’Ue, ha detto, «chiede il rispetto de contratti e delle condizioni previste nel pre-order agreement. Se ci sono problemi di produzione, tocca all’azienda risolverli».
Le grane produttive vanno ad aggiungersi alle polemiche dei giorni precedenti sui dati di efficacia del vaccino negli anziani. AstraZeneca ha smentito le informazioni riportate dalla stampa tedesca secondo le quali l’efficacia del vaccino si fermerebbe soltanto all’8% negli adulti di età superiore ai 65 anni. «Gli studi presentati finora» ha detto dal canto suo la direttrice Cooke «contengono dati limitati per quanto riguarda la popolazione anziana. Un fattore sul quale il nostro comitato scientifico sta riflettendo proprio per valutare lo spettro di efficacia del vaccino in rapporto all’età».
Intanto anche Moderna ha rilasciato alcune dichiarazioni sul proprio vaccino, che sulla base di studi in vitro condotti sui sieri di persone vaccinate manterrebbe la propria efficacia pure con le varianti inglese e sudafricana di covid. L’azienda americana, in particolare, ha spiegato di non avere rilevato impatti significativi sui titoli anticorpali con la variante britannica, ma di avere osservato con la variante sudafricana una riduzione di sei volte dei titoli anticorpali, i cui livelli però restano al di sopra della soglia protettiva. Moderna, in ogni caso, avvierà un programma clinico per verificare se una dose aggiuntiva di richiamo è in grado di aumentare la risposta contro ceppi emergenti e per lavorare a un nuovo vaccino di richiamo contro la variante sudafricana.
Esce infine dalla corsa per un vaccino contro covid l’accoppiata Msd-Istituto Pasteur: i due partner hanno annunciato l’abbandono delle ricerche per un prodotto sviluppato dal vaccino contro il morbillo. Secondo i risultati intermedi, la risposta immunitaria risultante è inferiore a quella sviluppata naturalmente con l’infezione. Altri due potenziali vaccini anticovid sviluppati dal Pasteur, uno con somministrazione per via nasale e l’altro con tecnologia basata sul Dna, sono ancora nella fase preclinica.