Entrano anche “reciprocità” e “proporzionalità” tra i requisiti che l’Ue valuterà per autorizzare l’export di vaccini dal Marcato unico. E’ quanto prevede la revisione regolamentare adottata ieri dalla Commissione europea, che di fatto revoca il regime di esportazione diretta per 17 Paesi (ma lo mantiene per i 92 Stati a basso e medio reddito del Covax, il programma internazionale per l’accesso ai vaccini). Con la modifica, in sintesi, le domande di esportazione saranno valutate caso per caso.
«L’Ue è l’unico grande produttore dell’Ocse che continua a esportare vaccini su larga scala in dozzine di Paesi» ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen «ma le strade devono correre a doppio senso: dobbiamo garantire consegne tempestive e sufficienti di vaccini ai cittadini dell’Unione».
Le «forti inadempienze» di AstraZeneca nelle forniture all’Unione europea sono state sottolineate dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis: da contratto, nel primo trimestre sarebbero dovute arrivare 120 milioni di dosi, poi l’azienda ha ridimensionato l’impegno a 30 milioni «ma al momento non è nemmeno vicina a questa cifra».
Intanto ieri i Nas hanno fatto visita allo stabilimento della Catalent di Anagni (in provincia d Frosinone), dove risultano stoccati 29 milioni di fiale del vaccino AstraZeneca ferme nel sito. L’ispezione, comandata dal Governo su sollecitazione dell’Ue, ha appurato che i lotti sono in procinto di partire per il Belgio, dove l’azienda anglo-svedese ha uno dei suoi stabilimenti. In una nota, AstraZeneca ha fatto sapere che «altri 16 milioni di dosi sono in attesa del rilascio del controllo di qualità e andranno in Europa, quasi 10 milioni di saranno consegnati ai paesi dell’Ue durante l’ultima settimana di marzo». Due dei lotti individuati ad Anagni «sono partiti oggi per il Belgio» ha detto ieri al Senato il presidente del Consiglio, Mario Draghi «dove andranno da lì non so. Intanto la sorveglianza continua per i lotti rimanenti».