attualita

Vaccino Pfizer, studio anglo-israeliano conferma efficacia dalla prima dose

3 Marzo 2021

Dai Paesi che sono più avanti nella vaccinazione dei loro abitanti – Israele e Regno Unito – continuano ad arrivare evidenze positive sulle performance di del vaccino di Pfizer-BioNTech. L’ultima ricerca a fornirli è quella condotta dall’università Harvard di Boston in collaborazione con l’Israeli Clalit Research Institute: gli autori hanno messo a confronto i dati di due gruppi equivalenti costituiti da 600.000 abitanti dello Stato ebraico, il primo vaccinato con Comirnaty e il secondo ancora senza somministrazione. L’indagine si è protratta dall’inizio della campagna israeliana, il 20 dicembre, al primo febbraio scorso e ha coinciso con la terza e più grave ondata da coronavirus che il Paese ha registrato, con prevalenza delle infezioni da variante B (inglese).

I parametri considerati nelle osservazioni riguardavano i tassi delle infezioni da Sars-CoV-2 confermate con test molecolare, i sintomatici da covid confermati, le ospedalizzazioni per covid e covid grave e infine i decessi. I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, dicono che dopo 15 giorni dalla prima dose sono insorte nel gruppo dei vaccinati 10.561 infezioni da covid (meno del 2%), delle quali quasi seimila hanno mostrato sintomatologia correlata, 369 sono stati ricoverati, 229 hanno subito un contagio grave e 41 sono morti (meno dello 0,01%).

In base al raffronto tra i due gruppi, lo studio ha così appurato che nel periodo subito precedente la somministrazione della seconda dose (14-20 giorni dalla prima) il vaccino ha prevenuto il 46% delle infezioni, il 57% dei casi sintomatici, il 74% dei ricoveri ospedalieri, il 62% dei casi gravi e il 72% dei decessi. Da 21 a 27 giorni dopo la prima iniezione, l’efficacia stimata del vaccino è aumentata al 60% e i valori di efficacia per gli altri parametri sono aumentati di conseguenza. Sette giorni dopo la seconda dose, il tasso di efficacia è aumentato ulteriormente al 92% per la prevenzione delle infezioni documentate, al 94% per i casi sintomatici, all’87% dei ricoveri ospedalieri e al 92% per la prevenzione delle infezioni gravi.

Anche se non esistono ancora studi clinici sugli effetti del vaccino Pfizer/BioNTech con le nuove varianti covid, lo studio anglo-israeliano suggerisce che Comirnaty potrebbe essere efficace anche contro la variante inglese, presente in circa l’80% del virus Sars-CoV-2 sequenziato dai ricercatori.