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Verso intesa su vaccinazione negli studi dei mmg, compenso 6,16 euro

5 Febbraio 2021

I medici di famiglia vaccineranno contro covid con la stessa organizzazione e logistica delle campagne stagionali contro l’influenza. E’ quanto stabilisce la bozza di protocollo che Governo e Regioni (con il commissario Arcuri) hanno inviato ai sindacati della mg per un’intesa quadro da declinare poi a livello locale con accordi di ambito regionale. In sintesi, lo schema (anticipato da Quotidiano Sanità) recupera quanto già previsto dalla Convenzione di categoria, che all’allegato D inserisce tra le prestazioni aggiuntive del nomenclatore tariffario (eseguibili con «autorizzazione sanitaria») le vaccinazioni non obbligatorie.

Lo stesso documento definisce anche la retribuzione (6,16 euro a somministrazione), mentre la bozza di protocollo affida al Commissario straordinario per l’emergenza covid il compito di fornire ai medici «i vaccini e i materiali ausiliari e di consumo», nelle modalità «che saranno individuate a livello regionale».

Per quanto concerne invece «i profili organizzativi e logistici», lo schema di protocollo rinvia «a quanto già previsto a carico del medico per la somministrazione nell’ambito dei programmi di vaccinazione antinfluenzale», un passaggio che sembra aprire alla distribuzione delle dosi agli studi medici attraverso le farmacie del territorio, almeno nelle regioni dove già esistono accordi di questo genere per l’antinfluenzale. «Laddove i profili organizzativi e logistici della vaccinazione anti-covid da parte dei medici di medicina generale non consentissero la vaccinazione presso gli studi» avverte comunque la bozza «andrà valutato l’intervento professionale dei medici di medicina generale presso i locali delle aziende sanitarie, nell’ambito di incarichi libero-professionali».

Intanto ieri il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, ha scritto al Commissario Arcuri e al direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, per

riportare «l’indignazione e la frustrazione» dei tanti medici e odontoiatri che ancora attendono di essere vaccinati contro covid. C’è la convinzione, scrive in particolare Anelli, «che la strategia adottata finora punti a mettere in sicurezza il personale sanitario della sanità pubblica/convenzionata, non tenendo in debito conto che la valutazione di fondo dovrebbe essere quella di scongiurare il rischio di diffusione in tutti i luoghi in cui l’assistenza sanitaria è assicurata, includendo tutti i medici e gli odontoiatri in qualunque ambito essi operino».

Oltre a farsi portavoce «delle istanze di 2.700 tra medici e odontoiatri libero professionisti, Anelli stigmatizza anche «la disomogeneità a livello regionale che ha registrato episodi inaccettabili di somministrazione del vaccino a soggetti estranei alla sanità, non legittimati a riceverlo in questa fase».