Novanta candeline. Sono quelle che campeggeranno domani sulla torta di compleanno di Alberto Ambreck, decano della farmacia milanese (è titolare dagli anni cinquanta), presidente di Federfarma Lombardia dal 1980 al 1994 e di Federfarma nazionale dall’87 al ’91. Novant’anni di vita e oltre sessanta trascorsi in farmacia, dove Ambreck ha vissuto in prima persona i grandi cambiamento sociali del Paese e dei suoi abitanti. «Una volta il farmacista era tra le figure cui venivano riconosciuti prestigio e fiducia» spiega «oggi le cose sono nettamente peggiorate e internet ha incrinato questa autorevolezza, proprio com’è accaduto ai medici».
Tuttavia, il farmacista rimane per moltissime famiglie un professionista affidabile e carismatico: «Siamo ancora i più bravi al mondo per capacità di gestire i rapporti umani» osserva «e in noi le persone trovano un confidente con cui parlare non solo di salute, ma anche di problemi personali e familiari. Non penso sia un caso se di recente Boots ha assunto 200 farmacisti italiani da inserire nelle sue farmacie».
Purtroppo, l’evoluzione imboccata dalla farmacia italiana sta mettendo a rischio questa professionalità. «Le catene di capitale baderanno soltanto ai loro introiti e non agli interessi dei cittadini» osserva «e così il farmacista italiano perderà il patrimonio accumulato nel giro di tanti anni grazie anche a un’università che per quanto concerne la farmacia è la prima al mondo». A lui vanno vanno gli auguri di Federfarma Milano e Lombardia.
