Gentile Direttore,
ho letto con attenzione e, confesso, un certo disagio, l’articolo di Fpress che commenta e cerca di dare una lettura – un po’ distorta a mio parere, – di come si inserisca la farmacia territoriale umbra all’interno degli orizzonti individuati dalla Regione nella bozza del Piano Sanitario 2019-2021. Innanzitutto ritengo doveroso richiamare l’attenzione di quanti ci leggono sul fatto – perché è un fatto – che la farmacia umbra rappresenta un interlocutore autorevole per le istituzioni, grazie a una collaborazione leale e costruttiva che, nel corso degli anni e nel rispetto dei ruoli, ha consentito il protagonismo delle nostre farmacie in tutti i tavoli in cui si è parlato concretamente di sanità, di gestione della cronicità, di integrazione ospedale-territorio.
Diversamente non avremmo avuto la prima assistenza integrativa completa già dagli anni ’80, il primo Cup regionale dalla fine degli anni ’90, una dpc tra le più complete. Per arrivare poi, ai giorni nostri, a servizi remunerati quali l’Inr piuttosto che tutti gli screening effettuati a livello regionale, da quello del colon retto a quello cardiovascolare, fino ad arrivare all’ipotesi di inserimento della farmacia nell’ambito della rete dei centri antifumo.
Certo, anche l’Umbria risente delle condizioni di contesto e la riforma Balduzzi dispiega i suoi effetti, variamente declinata, qui come in tutta Italia. Perciò anche nei prossimi mesi, le farmacie umbre proseguiranno quel lavoro di costruzione attento e paziente che, senza alzare i toni, ha tuttavia contribuito, a rendere la sanità regionale, grazie anche alle farmacie territoriali, una fra le prime in Italia e, quindi, nel mondo. Questi risultati non capitano a caso, tant’è che sempre in Umbria, fin dal giugno 2009, le due principali Agenzie sanitarie presenti nel territorio, farmacie e medici di medicina generale, hanno siglato un accordo, unico nel suo genere, che codifica e formalizza un’intesa tra medici e farmacisti territoriali per garantire il passaggio dall’assistenza farmaceutica all’uso consapevole del farmaco e al corretto stile di vita del cittadino informato.
Ritengo, pertanto, affrettata la valutazione del ruolo delle farmacie territoriali ricostruita dalla lettura di un documento, la bozza di Piano Sanitario Regionale, peraltro solo preadottata, prescindendo invece dalla doverosa considerazione di ciò che esiste, dei traguardi raggiunti e quindi delle oggettive condizioni di contesto. Forse una riflessione più attenta ed a più voci avrebbe consentito la definizione di un quadro più aderente alla realtà umbra. Forse sarebbe stato opportuno un passaggio del giornalista con chi, da farmacista, può correttamente apprezzare quanto fatto, per proiettare con successo la nostra stupenda Professione in un futuro che non necessariamente ha le tinte fosche che impropriamente sono state accennate. Non sono abituato a giudicare i risultati ottenuti dalle Federfarma delle altre regioni, nelle difficili trattative con le proprie istituzioni, ma non vorrei che il giornalista avesse guardato la pagliuzza negli occhi degli altri e non la trave nei propri. Intelligenti pauca.
Augusto Luciani
presidente di Federfarma Umbria