Piace anche alle farmacie rurali lombarde Il nuovo accordo regionale sulla dpc firmato nei giorni da Regione, Federfarma e Assofarm. Certifica Clara Mottinelli, presidente del Sunifar Lombardia e dell’associazione titolari di Brescia, che per FPress passa in rassegna i contenuti dell’intesa di maggiore rilievo. «Comincio innanzitutto dalla parte economica» dice «perché se è vero che nella trattativa abbiamo dovuto cedere qualcosa, è altrettanto vero che la nuova remunerazione a pezzo rimane ben al di sopra della media delle altre regioni e alle farmacie disagiate riconosce 9 euro a scatola. Se poi si considera che l’accordo alza la soglia di fatturato Ssn a 450mila euro, come sancito dalla Manovra 2018, si scopre che quasi la metà delle farmacie lombarde accede alla quota più alta».
Per Mottinelli, poi, vanno messi sul piatto delle cose positive anche gli impegni di cui la Regione si fa carico con l’accordo in materia di servizi e telemedicina. «Otteniamo la promessa di tornare a sederci tra tre mesi per discutere di un tariffario dei servizi in farmacia e di telemedicina» rimarca la presidente del Sunifar lombardo «ci candidiamo dunque a diventare la prima regione che istituirà un tariffario strutturato per remunerare la farmacia dei servizi. E in più, l’assessorato al Welfare riconferma la piena e integrale partecipazione delle farmacie del territorio al piano regionale per la presa in carico delle cronicità».
Soddisfazione anche da Luigi Zocchi, segretario di Federfarma Lombardia e presidente dell’associazione titolari di Varese, che invece mette nel novero delle cose positive l’allegato E dell’accordo regionale. «Con questo documento» spiega «siamo riusciti a convincere le autorità regionali ad aprire una riflessione per un’eventuale transizione dalla distribuzione per conto alla distribuzione con cessione di contratto». E’ la formula adottata nelle Marche, dove i farmaci del Pht vengono sempre acquistati dall’amministrazione tramite gara centralizzata, ma anziché rimanere di proprietà delle Asl vengono venduti a un grossista capofila o a un consorzio di distributori, che a loro volta forniscono (e fatturano) alle farmacie. «In tal modo» continua Zocchi «i titolari possono applicare il regime Iva ridotto del 10% anziché quello intero del 22%. Dalle nostre stime, ne deriverebbe per Regione Lombardia un risparmio di circa 3 milioni di euro all’anno, che potrebbero essere reinvestiti nei servizi o nell’aderenza terapeutica». L’accordo impegna le parti «a valutare l’eventuale implementazione della proposta con approfondimento delle connesse problematiche fiscali e legali» entro il 30 giugno 2019.