Dovrebbe vedere la luce a primavera il progetto di Federfarma Lombardia per la ripartizione in dosi unitarie tramite pilloliere. Questa almeno è la tabella di marcia con cui si sta lavorando nel sindacato per definire strumenti e operatività di quello che dovrebbe diventare uno dei servizi qualificanti delle farmacie lombarde sul fronte dell’aderenza alla terapia. Lo conferma Luigi Zocchi, padre del progetto e segretario di Federfarma Lombardia. «Dovremmo essere pronti per la fine del prossimo mese» spiega a FPress «in modo da presentarlo alla Regione nella cornice del convegno sulla riforma sanitaria lombarda che dovrebbe essere organizzato per quel periodo». L’obiettivo, in particolare, è quello di presentarlo come un servizio che la Regione può offrire ai suoi assistiti sotto l’egida del Ssr, ma è stata anche preventivata la possibilità di proporlo anche in regime di rimborso privato, per valutare la risposta del pubblico. «Anche se» avverte Zocchi «finora uttti quelli ai quali ho parlato del pilloliere sono stati entusiasti».
I lavori ancora in corso riguardano principalmente la modulistica e mirano ad assicurare alle farmacie che vorranno offrire il servizio la massima sicurezza possibile dal punto di vista normativo. «L’obiettivo» spiega Manuela Bandi, direttore della Fondazione Muralti «è quello di creare una modulistica, snella ma rigorosa, che dia piena legittimità alla ripartizione in farmacia: va certificato l’assenso del cliente a riconsegnare al farmacista i farmaci appena acquistati perché li suddivida nel pilloliere; occorre avere dai medici prescrittori – il mmg così come lo specialista – indicazioni scritte sulle fasce orarie in cui va assunto ogni medicinale, perché “una volta al di’” non basta. E vanno verificate eventuali sovrapposizioni tra farmaci prescritti da medici diversi. Insomma, riempire un pilloliere è un’operazione che non solo qualifica professionalmente il farmacista, ma in caso di cambi di terapia agevola la riconciliazione delle terapie, altro processo sul quale la farmacia del territorio deve mettere assolutamente il proprio cappello».
Quanto al pilloliere, il modello verso si sono concentrate le attenzioni è quello meccanico: «Con i partner francesi di Pharmagest» prosegue Bandi «abbiamo valutato diverse opzioni: il modello elettronico ha parecchi “plus”, per esempio consente di monitorare l’apertura di ogni singolo box e quindi di verificare se il farmaco è stato assunto, ma il costo di acquisto a carico delle farmacie è considerevole e i titolari sarebbero così costretti a riproporre il servizio a tariffe poco appetibili. Il pilloliere meccanico, invece, potrebbe essere proposto a un costo di cinque euro a settimana, che è una cifra nettamente più abbordabile. Il modello di cui dispone Pharmagest – con cui aveva iniziato a lavorare l’ideatore del progetto, il nostro segretario regionale Luigi Zocchi – ha le dimensioni di un foglio A4 e quattro scomparti giornalieri per sette giorni, ma stiamo provando a sviluppare con i francesi un modello per cinque box al giorno».