Attività medica e infermieristica h24 o h12, a seconda del modello; bacino di utenza medio di 50mila abitanti; assistenza primaria, specialistica e prevenzione riunite sotto lo stesso tetto. E’ l’identikit della Casa di comunità elaborato dalla Regione Lombardia con l’obiettivo di aprire in tempi serrati le prime strutture: a Milano sette entro un anno, 15 a regime. Le linee guida del piano sono state presentate l’altro ieri dall’assessore al Welfare della giunta lombarda, Letizia Moratti, e dal direttore generale dell’Ats Milano, Walter Bergamaschi. «In programma» ha detto Moratti «ci sono interventi per 700 milioni di euro, 140 dei quali già stati stanziati con delibere di giunta a luglio e agosto: 100 milioni per Ats Milano, 11,4 per la Val Camonica e 3 milioni per ciascuna delle altre province».
La dislocazione delle Case di comunità e delle altre strutture (Centrali operative territoriali e Ospedali di comunità) riflette le indicazioni del Pnrr – che promette 7 miliardi di finanziamenti Ue all’assistenza territoriale – e si basa su un’analisi socio-demografica che ha considerato numero di abitanti, età della popolazione, densità abitativa e incidenza delle principali patologie. «Le Case di comunità» ha continuato l’assessore al Welfare «garantiranno attività medica e infermieristica per 24 ore, 7 giorni su 7, nel modello hub e 12 ore, 6 giorni su 7, nel modello spoke». All’interno saranno collocate tutte le funzioni assistenziali di prossimità, come prevenzione e promozione salute, cure primarie, ambulatori specialistici e servizi socio-sanitari».
Il piano prevede una Casa di comunità ogni 50 mila abitanti (60mila a Milano e 45mila nel resto della provincia) e un Ospedale di comunità per ogni Asst (nove in totale nel capoluogo). Quest’ultimo ospiterà le stesse funzioni della Casa di comunità, più 20-40 posti letto a bassa intensità da gestire tra medici di medicina generale e ospedali per acuti. «Nei prossimi giorni» ha aggiunto l’assessore al Welfare «saranno valutati i programmi elaborati dalle altre Ats sulla base del modello presentato oggi».
«Si tratta di un piano di innovazione del territorio che non ha precedenti» ha commentato Bergamaschi «attualmente gli assisiti riconoscono soprattutto l’ospedale come luogo di cura, con questo progetto vorremmo che i milanesi, per primi, riconoscessero le Case di comunità e gli Ospedali di comunità come nuovi presìdi per la loro salute». Anche i professionisti della sanità dovranno dare il loro contributo al nuovo modello: «In primis i mmg» ha ricordato Bergamaschi «poi le farmacie e gli erogatori privati accreditati».
«Il piano sulle Case di comunità» commenta la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca «si colloca nell’ambito della riforma sanitaria che la Regione aveva presentato a giugno e aveva discusso con le parti sociali, noi compresi. Una riforma che ribadisce il ruolo centrale della farmacia nella distribuzione del farmaco e nella presa in carico del paziente cronico. Continueremo dunque a lavorare con l’assessorato al Welfare perché i progetti su Case di comunità e farmacie del territorio vengano implementati sinergicamente nell’interesse degli assistiti a un’assistenza primaria sempre più organizzata».