«La Sanità di qualità la fanno i professionisti, ma per ben lavorare hanno bisogno alle spalle di una politica che sappia fare le scelte giuste». Una politica come quella lombarda, che dal ’97 ha aperto al privato accreditato per costruire un servizio sanitario che oggi è il migliore del Paese, come testimoniano i 100mila italiani che ogni anno vengono a farsi curare in Lombardia. Sono i passaggi chiave dell’intervento con cui l’assessore alla Salute della Regione, Giulio Gallera, ha chiuso ieri sera la tavola rotonda sulla “Sanità dei cittadini tra pubblico e privato”, promosso a Milano dal gruppo dei deputati di Forza Italia presieduto da Mariastella Gelmini.
Inserito nell’edizione 2018 della convention #IdeeItalia, la serata è servita a fare il punto sulla riforma della sanità regionale e soprattutto sul modello lombardo della presa in carico delle cronicità. Tra gli ospiti che hanno preso la parola per toccare il tema dal loro punto di vista Gabriele Pelissero (presidente onorario di Aiop Lombardia, l’Associazione dell’ospedalità privata), Mario Colombo (direttore generale dell’Istituto auxologico italiano), Alberto Aronica (vicepresidente della Cooperativa medici milano centro (CMMC), Stefano Carugo (direttore del dipartimento Cardio-respiro dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano) e Luca Bernardo (direttore della Casa pediatrica dell’ospedale Fatebenefratelli).
«Ho raccolto da tutti spunti e anche critiche che serviranno a migliorare ulteriormente il modello» ha detto Gallera tirando le fila del dibattito «resta comunque indiscutibile che se la Sanità lombarda è oggi un modello per tutti è perché in questi anni c’è stata una politica che ha fatto le scelte giuste, anziché scattarsi selfie o lanciare proclami su Facebook». Oggi, però, il sistema è davanti a una sfida enorme: «Senza finanziamento adeguato da parte del governo centrale» ha spiegato Gallera «la sanità rischia di implodere. Garantiamo le cure migliori al costo più basso, perché non c’è Stato che spende per il Ssn il 6,6% del suo Pil, come facciamo noi. Ora però si fa sempre più fatica ad andare avanti, perché servono investimenti per il personale e l’innovazione».