Per come è strutturata nel nostro Paese, la rete costituita dalle farmacie del territorio rappresenta un filtro che “vigila” non solo sulla genuinità e sulla sicurezza dei farmaci che entrano nel circuito distributivo, ma anche sulla corretta dispensazione al pubblico. Confermano una volta di più questo doppio ruolo due recenti vicende della cronaca giudiziaria, riferite nei giorni scorsi dalla stampa locale. La prima arriva dalla Lombardia e ha per protagonista una farmacia di Cerro al Lambro, comune di 5mila abitanti in provincia di Milano: un venerdì mattina un sessantenne di origini egiziane si presenta al banco e consegna al farmacista una ricetta per quattro scatole di Contramal e due di OxyContin. Come noto agli addetti ai lavori, si tratta di oppioidi sintetici destinati alla terapia del dolore che da qualche tempo le organizzazioni criminali nordafricane cercano di diffondere tra i giovani come alternative di morfina ed eroina. Il farmacista sospetta qualcosa, la ricetta non lo convince e allora chiede all’uomo di tornare l’indomani perché le confezioni vanno ordinate.
L’egiziano si ripresenta puntuale il sabato dopo e in farmacia trova i carabinieri, che dopo un controllo lo arrestano: era ricercato per evasione dagli arresti domiciliari e la ricetta presentata il giorno prima risultava falsa, proveniva da un ricettario rubato nel dicembre scorso a un medico dell’ospedale Gaetano Pini. A quanto pare stanno provando a servirsene in tanti: dallo stesso ricettario, infatti, provengono anche le ricette che a fine luglio altre due persone, un italiano e un uruguaiano, avevano provato a rifilare alla medesima farmacia di Cerro al Lambro per procurarsi alcune scatole di Delpagos, farmaco a base di ossicodone (altro oppiaceo molto ricercato). Anche in quel caso il farmacista aveva avuto qualche sospetto, si era rivolto ai carabinieri e i militari erano intervenuti.
Da Milano a Macerata, anche nella città marchigiana le farmacie del territorio assurgono agli onori della cronaca per una distribuzione attenta e responsabile. A riferire è un articolo pubblicato sul foglio locale del Resto del Carlino: sull’onda di alcuni fatti dei mesi passati che in città hanno lasciato il segno (dall’omicidio di Pamela Mastropietro al raid “anti-immigrati” di Luca Traini) diverse farmacie del capoluogo avrebbero cominciato a rifiutare in specifici casi la dispensazione di mannitolo, un lassativo otc che viene spesso usato dagli spacciatori come sostanza da taglio. Secondo quanto si legge nell’articolo, si tratterebbe di una scelta personale che i farmacisti hanno adottato dopo essersi resi conto delle dimensioni assunte in città dallo spaccio: un titolare che preferisce rimanere anonimo racconta al quotidiano di aver venduto nel 2017 più di 340 scatole di mannitolo, in media una trentina al mese. «C’era un ragazzo» racconta un altro farmacista «che si presentava un giorno sì e uno no per acquistare tre confezioni di lassativo; credevo avesse in casa un bambino piccolo, poi dopo i fatti di Pamela e Traini ho capito».
E così, da alcuni mesi in molte farmacie maceratesi il mannitolo viene dispensato con estrema attenzione: se a richiederlo è un giovane o una persona sospetta, magari straniera, e la domanda è per diverse scatole, i farmacisti dicono di averlo finito. Come spiega l’articolo è una sorta di «resistenza segreta», anche se sugli effetti c’è chi avanza dubbi: le vendite del farmaco sono crollate (dalle 40 confezioni del febbraio 2017 alle 4 dello stesso mese di quest’anno, riferisce un’altra farmacia), ma gli spacciatori posso sempre ricorrere a tante altre sostanze per tagliare la droga.