Si parla con abbondanza di sanità nei programmi delle coalizioni che il 12-13 febbraio si contenderanno il voto dei lombardi per presidenza e consiglio regionale. Non c’è di che stupirsi considerata la sensibilità che il tema suscita tra gli elettori di questa regione, e non meraviglia nemmeno il fatto che due schieramenti sui quattro in lizza si parli esplicitamente anche di farmacia: è un’attenzione che discende da quanto hanno fatto questi presidi hanno fatto durante la pandemia e dalla considerazione di cui da sempre godono in Lombardia..
È il caso del centrodestra, ossia Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia (più liste minori), che alle elezioni sostiene la rielezione del governatore uscente, Attilio Fontana. La piattaforma della coalizione promette «il pieno coinvolgimento della rete delle farmacie quali nodi strategici per gli aspetti di presa in carico dei pazienti, con programmi di verifica dell’aderenza alle terapie e l’utilizzo della telemedicina», nell’ambito di un sistema sociosanitario «sempre più vicino al cittadino in cui la casa diventa luogo di cura e assistenza». Ne consegue l’impegno a proseguire il potenziamento della sanità territoriale, anche con « l’assunzione di personale dedicato ai medici di medicina generale (amministrativi e infermieri), per agevolare la semplificazione, la medicina di gruppo, il raccordo con le Case di comunità e l’ampliamento di orari e servizi, garantendo l’accesso a cure mediche per 24 ore 7 giorni alla settimana».
Si parla di farmacia anche nel programma di Letizia Moratti, candidata alla presidenza della Regione con il Terzo polo (Azione e Italia Viva, più la sua lista civica): l’impegno è quello di lavorare per «un potenziamento del ruolo delle farmacie quali avamposti della rete sanitaria territoriale», nel quadro di un rafforzamento della medicina territoriale e della continuità assistenziale: vanno incrementate «accessibilità ed equità nell’accesso ai servizi», occorre aumentare «gli investimenti indirizzati a rendere la sanità più tecnologica e digitale e per migliorare il processo di cura e assistenza dei pazienti, riducendo le lunghe attese, le ospedalizzazioni e ottimizzando i costi complessivi». Infine, va completato «il progetto Casa come prima luogo di cura e telemedicina, per raddoppiare il numero di anziani over 65 con patologie croniche presi in carico dall’Assistenza domiciliare integrata, passando dal 5% al 10% entro il 2026».
Accenni più indiretti alla farmacia nel programma del centrosinistra (Pd più M5S) che sostiene la candidatura a governatore di Pierfrancesco Majorino, dove però si dedica spazio all’assistenza territoriale: in prima linea il contrasto alle liste d’attesa, con lo sviluppo «dell’agenda unica pubblico/privato convenzionato per le prenotazioni» e il ricorso «alla pluralità di canali di prenotazione per facilitare l’accesso ai cittadini (call center, web, farmacie territoriali, sportelli)». Spicca inoltre l’impegno a «valorizzazione delle professioni della sanità territoriale» e alla sburocratizzazione, così come si promette «l’esenzione dal pagamento del ticket sui farmaci per tutti i cittadini lombardi con un reddito familiare lordo annuo inferiore a 100mila euro».
Non si parla esplicitamente di farmacia, infine, nel programma di Unione Popolare, che candida alla guida della Regione Mara Ghidorzi. A proposito di sanità, tuttavia, si parla di «ripristino e rafforzamento di tutta la medicina territoriale», abolizione dell’intramoenia, dei ticket regionali «e di ogni forma di partecipazione diretta extrafiscale alla spesa sanitaria da parte dei cittadini», abbattimento delle liste d’attesa con «agenda unica regionale sotto gestione pubblica», rilancio della rete dei consultori pubblici con nuove competenze come «somministrazione della Ru 486 senza ricovero ospedaliero, presa in carico dei percorsi di transizione, costruzione sul campo della medicina di genere».