In Lombardia le Case della comunità non saranno una spina nel fianco per le farmacie del territorio ma anzi collaboreranno con loro nella presa in carico dei pazienti cronici e nell’erogazione dei servizi. E’ quanto sancisce la Riforma sanitaria regionale che la commissione Sanità del Consiglio lombardo ha approvato ieri e passa ora al voto dell’Aula. Rispetto alla versione licenziata dalla Giunta regionale, il testo promulgato in Commissione contempla diversi emendamenti, diversi dei quali riguardano appunto la farmacia dl territorio.
In particolare, il comma 2 dell’articolo 5 afferma che «le farmacie contribuiscono alla realizzazione della presa in carico dei pazienti cronici assicurando la sinergia con gli erogatori e i pazienti attraverso la garanzia dell’aderenza farmacologica e l’erogazione delle prestazioni previste dalla farmacia dei servizi». All’articolo 7, si stabilisce poi che le Case della comunità, «in collaborazione con le farmacie convenzionate», erogano prestazioni sanitarie e sociosanitarie ambulatoriali e domiciliari a media e bassa intensità, possono attivare degenze intermedie, subacute, post acute e riabilitative, promuovono percorsi di sanità d’iniziativa, di prevenzione e di educazione sanitaria, garantiscono il collegamento tra ospedale e territorio attraverso la presenza dell’infrastruttura tecnologica e l’integrazione multiprofessionale. Quanto alle tecnologie a distanza (articolo 10: telemedicina, teleconsulto, telemonitoraggio e teleriabilitazione), «la Regione ne favorisce l’utilizzo da parte dei medici di cure primarie, dell’infermiere di famiglia e dei professionisti sanitari, in relazione alle proprie competenze e in sinergia con le farmacie, anche al fine di potenziare e migliorare la presa in carico del paziente affetto da patologie croniche».
All’articolo 84, inoltre, il progetto di Riforma ratifica le ultime novità in materia di vaccinazioni in farmacia, aggiungendo ai compiti istituzionali della farmacia dei servizi «l’adesione alle campagne di vaccinazione della popolazione in coerenza con la normativa nazionale e in raccordo con i mmg, le Ats e le Asst», nonché «l’erogazione delle attività sanitarie con il coinvolgimento delle professioni sanitarie, in coerenza con quanto previsto dalla normativa nazionale».
Mitigate, infine, le preoccupazioni dei farmacisti titolari riguardo all’aggregazione dei medici di famiglia nelle Case della comunità: «La Regione» recita il testo licenziato dalla commissione Sanità «favorisce l’esercizio in forma associata dell’attività dei medici di cure primarie e degli infermieri di famiglia e comunità, preferibilmente attraverso l’erogazione delle relative prestazioni, negli ospedali di comunità, nelle Case della Comunità o con forme aggregative alternative per particolari territori disagiati».
«Siamo soddisfatti degli interventi apportati al testo di riforma» è il commento della presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca «perché recepiscono le proposte che avevamo presentato nei mesi scorsi alla Commissione e che premono per un’integrazione ancora più profonda della farmacia nel sistema delle Cure primarie. Con questi interventi, le Case della comunità vengono organizzate perché si sviluppi una collaborazione piena e proficua nell’interesse dei lombardi».