Purché adeguatamene formato, anche il farmacista – oltre a medico, infermiere, assistente sanitario, ostetrica, odontoiatra e igienista dentale – può effettuare il prelievo di materiale virale mediante tampone naso-faringeo. E’ quanto dettano le linee guida emanate l’altro ieri dalla Direzione generale welfare della Regione Lombardia in attuazione della delibera di giunta XI/3777 sui test antigenici per covid-19. Redatto d’intesa con Federfarma Lombardia e gli Ordini dei farmacisti, il documento fornisce alle farmacie del territorio indicazioni dettagliate per l’esecuzione degli antigenici: l’avvio del servizio va comunicato anticipatamente all’Ats competente per territorio, la prestazione è a carico del cittadino e può essere effettuata all’interno della farmacia o all’esterno (camper, gazebo, container o altre sedi), l’organizzazione dell’attività deve rispettare tutte le disposizioni in materia e in particolare quelle «relative alla sicurezza degli operatori e alla sanificazione continua degli ambienti».
La procedura definita dalle singole farmacie, inoltre, deve contemplare la raccolta del consenso informato e il percorso a seguire in caso di positività, compresa la comunicazione delle istruzioni circa isolamento e quarantena. Tutti i tamponi eseguiti, prosegue il documento, devono essere inviati alla Regione tramite piattaforma informatica e in caso di esito positivo la farmacia deve subito proporre all’assistito l’esecuzione del test molecolare di conferma.
«Le linee guida adattano le disposizioni della delibera regionale sui tamponi al setting della farmacia territoriale» ha commentato la presidente di Federfarma Lombardia Annarosa Racca, nel tradizionale incontro di fine anno con la stampa (stavolta in edizione virtuale, causa pandemia) «dai prossimi giorni quindi i presidi lombardi potranno offrire alle loro comunità anche questo servizio».
La farmacia dei servizi, peraltro, resta lo zenith dei piani cui sta lavorando il sindacato regionale. «La farmacia deve mantenere il suo ruolo e dev’essere legata sempre di più al servizio sanitario nazionale. Per esempio, sarebbe opportuno coinvolgerla nella somministrazione dei test sierologici per la vaccinazione anti-Covid: lo abbiamo anche proposto alla Regione, usi le farmacie per prenotare ed effettuare uno screening pre-vaccino che aiuti a selezionare le persone da immunizzare prima perché non sono hanno ancora non sono state contagiate».
D’altronde, ricorda la presidente, «per tutta l’emergenza pandemica la farmacia ha dimostrato di essere un punto di forza per il Ssn, riaffermando la propria funzione sanitaria e sociale al servizio della collettività. Abbiamo fatto il possibile per assistere la popolazione, erogando direttamente sul territorio tutti i servizi necessari». In particolare, le farmacie lombarde hanno assicurato la stampa della ricetta dematerializzata e hanno fatto ogni sforzo per non far mancare la continuità delle cure ai loro pazienti, con la proroga dei piani terapeutici, il rinnovo delle autocertificazioni e la consegna dei farmaci a domicilio.
Non è stato invece possibile, quest’anno, assicurare il vaccino antinfluenzale alle fasce attive della popolazione, una novità che ai farmacisti lombardi non è andata giù. «Non abbiamo assolutamente gradito la linea adottata dalla Conferenza Stato-Regioni» osserva Racca «così come il fatto che invece la sanità privata ha potuto distribuire i vaccini».