Il dpcm approvato ieri dal Governo rinvia al 7 gennaio l’apertura della stagione sciistica e per le località montane che sulle vacanze bianche poggiano una parte cospicua della loro economia si profilano festività natalizie tutt’altro che gioiose. Tra le attività colpite anche le farmacie dei centri più frequentati da sciatori e amanti della neve, che in Lombardia si concentrano principalmente in Valtellina e Val Camonica: Bormio, Livigno, Aprica, Tonale, Ponte di Legno e via a seguire. «La chiusura degli impianti fino all’Epifania avrà effetti su tutta la provincia» ammette Massimo Ferri, presidente di Federfarma Sondrio «e quindi anche sulle farmacie. Inutile dire che si avverte una diffusa preoccupazione, anche tra i farmacisti titolari».
Per le farmacie delle località sciistiche più rinomate, in particolare, il contraccolpo rischia di essere pesante, dato che abitualmente in questa stagione si raccoglie il 10-15% del fatturato annuale. «Possiamo soltanto sperare che la chiusura abbassi l’indice di contagio a valori tali che il 7 gennaio gli impianti riescano davvero a riaprire» commenta Antonio Zappa, farmacista titolare a Bormio «così almeno qualcosa recupereremo». «E’ dal marzo scorso che andiamo avanti così» aggiunge Didier Pedrini, farmacista titolare a Livigno «e non me la sento neanche di contestare le misure adottate dal governo. E’ un’emergenza, cerchiamo di ridurre la diffusione del virus per riprendere il prima possibile».
In sostanza, i farmacisti sono preoccupati ma non disperati. «Se lo fossimo» riprende Pedrini «che cosa dovrebbero dire altre attività del commercio che stanno decisamente peggio?». «A marzo, l’ultima settimana prima del lockdown, tutti si precipitarono sulle piste da sci e sappiamo cosa accadde» ricorda Zappa «quindi non mi metto nella schiera di chi dice piove governo ladro, non vedo che cos’altro si sarebbe potuto fare. Lo ribadisco, guardiamo avanti e speriamo di riuscire a recuperare con l’inizio del nuovo anno».