Per tirare una somma davvero realistica sulla nuova remunerazione occorrerà attendere almeno i primi dodici mesi di applicazione del nuovo modello. E fare confronti tra le dcr di marzo e quelle di un anno fa o del mese precedente serve a molto poco, perché «è cambiato il mondo». È l’avvertimento lanciato da Nicola Brunello, commercialista di Mak Consulting, nel suo intervento al convegno organizzato dal network lombardo Club Salute per fare il punto sulla nuova remunerazione a poco più di un mese dall’entrata in vigore. Una sorta di “check up” in corsa diretto a registrare le prime evidenze che arrivano dalle farmacie.
E queste evidenze confermano le previsioni dei mesi passati: dalla nuova remunerazione le farmacie lombarde escono complessivamente penalizzate, anche se a livello individuale c’è chi perde e chi guadagna, a seconda della tipologia in cui si colloca il singolo esercizio. Il motivo è presto detto: la griglia di quote fisse a confezione che definisce i nuovi compensi mal si adatta al caso lombardo: in questa regione, ha ricordato Brunello, le fustelle che riguardano farmaci con prezzo al pubblico sopra gli 11 euro (rimborso fisso 2,50 euro a scatola) sono il 23% del totale, la media nazionale supera di poco il 19%. Ancora, il valore medio della fustella ammonta a 11,61 euro, la media Italia si ferma a 9,57. «Negli anni passati Federfarma Lombardia ha lavorato molto bene a livello politico raccogliendo risultati importanti» ha ammesso Brunello «la nuova remunerazione cerca un compromesso tra situazioni regionali molto diverse tra loro».
«Le nostre perplessità sulla nuova remunerazione risalgono al 2018, quando Federfarma nazionale elaborò le prime proposte» ha ricordato Giampiero Toselli, segretario del sindacato lombardo «dopo un faticoso confronto riuscimmo a trovare la quadra su uno schema che prevedeva una quota premiale di 0,28 euro sui prodotti con prezzo allineato a quello di rimborso, ma nell’iter parlamentare della Legge di bilancio questa cifra è stata abbattuta a 0,10 euro, che diventeranno 0,115 dal 2025, e allargata a tutti i farmaci delle liste di trasparenza. Federfarma l’ha definito un incidente di percorso, per noi era una modifica che avrebbe dovuto comportare lo stop di tutta la riforma».
«Monitoreremo attentamente gli effetti della nuova remunerazione nei mesi a venire» ha aggiunto la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca «saremo vigili e combattivi. Intanto, continueremo a lavorare con la Regione perché i farmaci continuino a spostarsi nel circuito della convenzionata come già accade da tempo e perché le farmacie del territorio vengano integrate sempre più profondamente nel servizio sanitario regionale».
In questo senso, ha ricordato Racca, prosegue il confronto con la parte pubblica per convenzionare la telemedicina, che già oggi le farmacie lombarde erogano in regime privato, e allargare il novero delle prestazioni offerte dalla farmacia dei servizi. «Tra gli obiettivi» ha ricordato «c’è in particolare la ricognizione farmaceutica, con cui il farmacista traccia un bilancio delle terapie seguite dal paziente e prepara il terreno al medico curante per la cosiddetta riconciliazione farmaceutica. Si tratta in sostanza di un riordino delle cure farmacologiche man mano che ricette e ricoveri si sono accumulati nel tempo generando sovrapposizioni e ridondanze, oppure incongruità prescrittive. La riconciliazione è uno strumento fondamentale per l’appropriatezza terapeutica». Tra gli altri temi sul tavolo del confronto tra Regione e Federfarma Lombardia, ha continuato la presidente, l’allargamento delle vaccinazioni autorizzate in farmacia (antipneumococcica, herpes zoster, hpv).
«Abbiamo ritenuto opportuno organizzare un incontro sulla nuova remunerazione» hanno ricordato in chiusura Cesare Guidi e Simone Castelli, presidente e amministratore delegato di Club Salute «perché ritenevamo opportuno sottoporre il nuovo modello a una prima verifica, in uno spirito costruttivo e proattivo».