Le farmacie private lombarde non parteciperanno ad alcuno screening con tamponi antigenici rapidi se non sarà pienamente garantita la sicurezza dei farmacisti e dei loro pazienti. E’ la linea adottata ieri dall’Esecutivo regionale di Federfarma Lombardia dopo le dichiarazioni con cui, l’altro giorno, il ministro della Salute Speranza aveva proposto al sindacato titolari di reclutare le farmacie per gli antigenici. «I casi di contagio che stanno interessando i laboratori dove si effettua questo tipo di test» spiega a FPress Annarosa Racca, presidente del sindacato titolari lombardo «dimostrano che lo screening con tamponi comporta un grado di rischio elevato, che si può contenere soltanto con misure severe, inapplicabili nella maggioranza delle farmacie. Non ho ancora ricevuto proposte dalla mia Regione, ma se arrivassero chiederei prima una considerevole serie di garanzie».
Il no diventerebbe sì, invece, se alle farmacie fosse consentito di proporre il servizio al domicilio degli assistiti, su prenotazione e tramite infermiere professionale che effettua il prelievo a casa. «E’ la stessa soluzione sulla quale si stanno orientando i medici di famiglia» ricorda Racca «ed è anche il modello su cui sta lavorando la Regione Piemonte». Stesse precauzioni a Bolzano, dove i soli due esercizi che stanno sperimentando il protocollo messo a punto dalla provincia autonoma lavorano in modalità drive-in, cioè con l’infermiere che fa lo screening all’aperto. Per allargare la sperimentazione servirà un nuovo confronto tra Federfarma provinciale e azienda sanitaria.