La Lombardia ha bisogno di farmacie che facciano prevenzione e servizi, perché l’assistenza ai cronici va deospedalizzata e imperniata sulle figure di riferimento del territorio, cioè medico di famiglia e farmacista. Lo ha detto il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, in corsa per la presidenza della Lombardia alle amministrative del 4 marzo, nell’incontro organizzato ieri a Milano da Federfarma regionale per mettere il candidato Pd davanti ai presidenti delle associazioni provinciali dei titolari lombardi. E misurarne idee e programmi in tema di sanità e assistenza farmaceutica.
«Le farmacie lombarde» ha ricordato non a caso la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca, in apertura «vogliono essere messe nelle condizioni di offrire ancora più servizi di quelli che già assicurano: vogliamo distribuire i referti e assicurare il pagamento dei ticket, cosa che oggi si fa soltanto in alcune aree. E vogliamo fare molta più prevenzione: la Lombardia è stata tra le prime ad avviare lo screening del colon retto in collaborazione con le farmacie del territorio, si può replicare l’esperienza anche in altre campagne. E poi ci sono i vaccini: per accrescere la copertura la soluzione ottimale sarebbe quella di affidarne la distribuzione alle farmacie, gli assistiti ritirano il farmaco e poi vanno dal medico a farsi vaccinare».
Gli spunti lanciati dalla presidente Racca sono stati subito raccolti da Gori. «La riforma sanitaria lombarda (varata dalla giunta Maroni un paio di anni fa e in via di completamento, ndr) va corretta perché ospedalizza la cronicità e investe sulle strutture di secondo livello quando invece dovrebbe puntare sul territorio e mettere al centro medicina di famiglia e farmacia. Noi invece» ha detto Gori «vogliamo che queste due professioni collaborino in modo integrato, vogliamo che le farmacie facciano prevenzione e servizi, perché sono la porta di accesso al Servizio sanitario regionale più prossima al cittadino e assicurano risposta più immediata alla sua domanda di salute. La valorizzazione del ruolo delle farmacie sarà una mia priorità».
Tra i temi toccati, non poteva mancare la liberalizzazione della fascia C. «La mia idea è che i farmaci non possono stare dappertutto» ha spiegato Gori «credo nella competizione ma la liberalizzazione degli Otc si è rivelata un’idea sbagliata». Un concetto ribadito anche da Emilia Grazia De Biasi, presidente della commissione Igiene e sanità del Senato: «Il farmaco non è una saponetta» ha detto nel suo intervento «va gestito con l’assistenza del medico e del farmacista, non si può prelevare da uno scaffale di supermercato».
Apprezzamento per le parole di Gori dai presidenti di Federfarma Brescia e Varese: «Le farmacie possono fornire un aiuto prezioso alle comunità in cui risiedono» ha ricordato Clara Mottinelli. «Siamo pronti a indossare i panni di “global contractors” nei confronti della Regione» ha aggiunto Luigi Zocchi «possiamo cioè diventare presidi nei quali dispensare tutto ciò che ha bisogno di essere fornito capillarmente sul territorio».
Altra questione “calda”, la distribuzione diretta: chi ci assicura, si sono chiesti in sala parecchi farmacisti, che una volta al governo della Regione il Pd non attui le stesse politiche perseguite dallo stesso partito in Emilia Romagna? «Tra le due regioni ci sono differenze economico-sociali fortissime» ha risposto a FPress Carlo Borghetti, rappresentante “dem” in Consiglio regionale «là c’è una lunga storia di centralismo amministrativo, in Lombardia invece c’è una rete diffusa di comunità e di servizi sul territorio che vogliamo preservare e arricchire. Non imiteremo la distribuzione diretta di altre regioni».