Al Premio per l’innovazione digitale in sanità, il contest del Politecnico di Milano che ogni anno seleziona i migliori progetti tecnologici di asl e strutture sanitarie, arriva la menzione speciale della giuria per “In farmacia senza ricetta”, il programma di Federfarma Milano e Asst Rhodense che da circa un anno consente ai pazienti di stampare il promemoria direttamente in farmacia. Il riconoscimento, ufficializzato ieri alla presentazione dei dati dell’Osservatorio 2019 sulla sanità digitale, è stato assegnato «per aver avviato il percorso di dematerializzazione delle prescrizioni a favore dei pazienti cronici, così che possano ritirare i farmaci direttamente in farmacia senza la necessità di doversi recare dal medico per rinnovare la ricetta».
«Siamo particolarmente soddisfatti per questo riconoscimento» commenta Annarosa Racca, presidente di Federfarma Milano «perché fin dall’inizio abbiamo creduto in questo progetto, per il ruolo che attribuisce alle farmacie e la semplificazione che assicura al percorso di cura del paziente. La menzione non poteva giungere in un momento migliore, perché proprio in queste settimane stiamo completando i lavori per estendere la stampa in farmacia anche alle province di Lecco e Mantova e poi, a tappe, al resto della Regione».
Ancora una volta, dunque, la Lombardia si pone nel gruppo di testa della digitalizzazione in sanità, un processo che nel 2018 – dicono i dati dell’Osservatorio del Politecnico – ha ottenuto fondi per quasi 1,4 miliardi di investimenti nel 2018 (+9% sull’anno precedente). L’e-Health, in sostanza, mette radici sempre più profonde nel Paese e invade progressivamente la quotidianità dei suoi operatori: l’85% dei medici di medicina generale e l’81% dei medici specialisti utilizza la mail per inviare comunicazioni ai pazienti, il 64% e 57% rispettivamente fa ricorso a WhatsApp per fissare o spostare appuntamenti, oppure per condividere documenti o informazioni cliniche. Sono alcuni dei dati provenienti dalla ricerca dell’Osservatorio innovazione digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, presentata ieri nel capoluogo lombardo. La fotografia che ne scaturisce è quella di un sistema sanitario che crede e investe nella digitalizzazione, anche se la strada da percorrere è ancora molta. «Il digitale sta modificando tutte le fasi della presa in carico del paziente» ha detto Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio «attraverso strumenti come la cartella clinica elettronica, la telemedicina, l’intelligenza artificiale e le terapie digitali. Ma per sfruttarne appieno le opportunità bisogna ripensare l’organizzazione e la governance del sistema, sviluppare le competenze del personale e rivedere la relazione fra operatori e pazienti, in modo da mettere il cittadino al centro dei processi di prevenzione e cura».
C’è anche un problema di informazione: i servizi digitali più presenti nelle aziende sanitarie sono la prenotazione e il pagamento online delle prestazioni (presenti rispettivamente nell’88% e 76% delle strutture analizzate), che vengono messi a disposizione attraverso siti web o app oppure, in quasi la metà dei casi, sono accessibili da piattaforme regionali spesso collegate al Fascicolo sanitario elettronico. Quest’ultimo, dice l’Osservatorio, può rappresentare «un potente strumento per offrire servizi digitali al cittadino in modo centralizzato e uniforme», ma l’indagine condotta in collaborazione con Doxapharma su un campione di mille individui mostra che solo il 21% ne ha sentito parlare (il 35% dal medico di mg, il 4% dalla farmacia) e il 7% dichiara di averlo utilizzato.
Non c’è di che stupirsi: dal lato paziente la sanità digitale deve ancora affermarsi davvero, perché meno di un cittadino su cinque usa la mail o WhatsApp per comunicare col proprio medico, solo il 23% prenota online una visita specialistica e appena il 19% effettua il pagamento delle prestazioni via web (e il contributo delle farmacie è marginale, perché da loro passa solo il 9% delle prenotazioni e il 10% dei pagamenti di visite o esami). C’è anche il bicchiere mezzo pieno, però: l’accesso ai servizi digitali dei cittadini è aumentato significativamente nell’ultimo anno e nella fascia 35-44 anni prenota online una prestazione il 45% delle persone. E poi c’è internet: tra i cittadini che non soffrono di malattie croniche o problemi di salute long-term, oltre un terzo cerca sul web informazioni generiche sulla salute come malattie, sintomi e cure (38%) o su corretti stili di vita e alimentazione (37%). Queste percentuali si riducono all’aumentare dell’età del campione, ma anche fra gli over 65 più di uno su quattro (27%) usa l’online per informarsi. I canali più utilizzati dai cittadini sani sono i siti web istituzionali (52%), seguiti dai portali dedicati alla medicina e alla salute (30% in media), mentre app, blog e social network sono ritenuti meno affidabili e usati prevalentemente per informarsi sui corretti stili di vita e sull’alimentazione (23%).
Più palpabile la digitalizzazione nelle aziende sanitarie: la maggior parte è oggi dotata di un supporto informatico diffuso (cioè esteso a oltre il 60% delle attività) nella gestione della diagnostica per immagini (88%) e delle analisi di laboratorio (86%). In particolare, i contenuti multimediali gestiti in digitale con più frequenza sono quelli relativi alla radiologia (con l’84% delle aziende che ha digitalizzato oltre il 60% delle immagini prodotte), con tassi di diffusione che però si riducono per le ecografie (40%) e i tracciati ecg/eeg (33%), fino ad arrivare a limitate esperienze di gestione digitale integrata anche dei video di sala operatoria (7%).
Chiude la telemedicina, che – dive l’Osservatorio – «potrebbe giocare un ruolo fondamentale nell’integrazione fra ospedale e territorio e nelle nuove forme di aggregazione delle cure primarie», ma gode di investimenti ancora limitati. La spesa per l’innovazione digitale delle strutture sanitarie continua infatti a concentrarsi principalmente nel supporto digitale dei processi ospedalieri, con una minore attenzione all’integrazione ospedale-territorio. Nel 2019 si registra una sostanziale stabilità in termini di diffusione rispetto a quanto rilevato in passato, con i servizi che coinvolgono il paziente come la telesalute (i sistemi e servizi che collegano i pazienti con i medici per diagnosi e monitoraggio) e la teleassistenza (sistema socioassistenziale per la presa in carico della persona anziana o fragile a domicilio) presenti solo in progetti pilota nel 27% e 22% delle aziende.