Sono circa 1.800 gli operatori sanitari lombardi ai quali la Regione, tramite l’Ats di competenza, ha comunicato nei giorni scorsi la sospensione dal lavoro per mancato assolvimento dell’obbligo vaccinale. Si tratta, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, soltanto di una prima tranche, alla quale dovrebbe seguire una seconda già questa settimana per un totale di quasi tremila notifiche. La procedura è quella prevista dal decreto legislativo 44/2021 e riguarda farmacisti, medici, infermieri, psicologi, veterinari, ostetriche, biologici, chimici, fisici e altri professionisti del mondo sanitario e socio-sanitario: chi non si vaccina non può lavorare a contatto con i pazienti e va spostato ad altro ruolo oppure, in mancanza di alternative, sospeso.
Sul decreto pende il ricorso al Tar di circa 500 tra medici, infermieri e altri sanitari, ma nei giorni scorsi il Tribunale ha negato la sospensiva cautelare e il giudizio di merito arriverà soltanto in autunno. Intanto, le Ats applicano la procedura prevista dalla legge: i non vaccinati ricevono in prima battuta una lettera che mira ad appurare i motivi della scelta; quindi, se l’interessato non ha risposto oppure ha fornito motivazioni non convincenti, scatta una seconda comunicazione; se anche in questo caso non ci sono effetti, parte il trasferimento o la sospensione.
Come riferisce il Corriere, il 44% dei sanitari che hanno ricevuto la prima lettera ha provveduto a vaccinarsi e il 4-5% ha prenotato la somministrazione. Ma i numeri sono in evoluzione perché i controlli non procedono all’unisono in tutte le Ats. Milano e Lodi sembrano al momento quelle più avanti, dato che qui sono 1.300 circa gli operatori che hanno ricevuto la notifica di sospensione. Pochissimi i medici, soltanto due secondo il presidente dell’Ordine provinciale, Roberto Carlo Rossi. Ancora ignote le cifre relative a infermieri e veterinari ma la Fials (Federazione italiana autonomie locali e sanità) teme effetti su organici e reparti ospedalieri.