Non solo medici e infermieri, ci sono sempre più spesso anche i farmacisti tra le vittime delle aggressioni – soprattutto verbali – di pazienti insoddisfatti o violenti. La denuncia arriva da Florindo Cracco, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Vicenza, che in un’intervista al Giornale di Vicenza attribuisce in massima parte alla pandemia le colpe di un clima che in farmacia si sarebbe fatto meno sereno di un tempo. Le farmacie, ricorda il quotidiano, rappresentano il primo presidio sanitario sul territorio e così si farebbero più frequenti i casi di clienti che perdono le staffe per un nonnulla e cominciano a insultare.
«I turni di notte sono spesso i più difficili» osserva Cracco «chi arriva pretende di avere i farmaci subito e non accetta l’idea di dover aspettare. Le aree urbane e ad alto traffico sono quelle più a rischio, dove questi episodi si verificano con maggiore frequenza».
Anche il rifiuto del farmacista di dispensare un farmaco in assenza della ricetta può causare reazioni sproporzionate e aggressive. «Il farmacista può consegnare al cliente un medicinale prescrivibile anche in assenza di ricetta solo in caso di urgenza» ricorda Cracco «le situazioni più critiche si sono manifestate durante la pandemia. Ama allora c’era un clima di tensione generale e, per quel che riguarda il nostro settore, c’era soprattutto il problema di dover attendere per il tampone. In alcuni periodi le file erano lunghissime e si doveva pazientare. Dopo il covid, tuttavia, la situazione non è migliorata, anzi».
Gli assistiti, è la riflessione del presidente dell’Ordine vicentino, dovrebbe tenere sempre a mente che gli operatori sanitari, in qualsiasi ambiente operino, stanno lavorando per il loro benessere e spesso lo fanno in condizioni non facili, ragione per cui meriterebbero rispetto. «Questi episodi rischiano di aggravare ulteriormente lo stato in cui versa la sanità, perché molti professionisti decidono di lasciare il lavoro, di andare all’estero, mentre i giovani si orientano verso altre professioni». Accade soprattutto per i medici, conclude Cracco, ma i dati dicono che anche nelle facoltà di farmacia «sono sempre meno ragazzi che scelgono di iscriversi».