Tranne due o tre esercizi, hanno già riaperto le 80 farmacie che l’alluvione dell’altra settimana aveva costretto alla chiusura per l’acqua e il fango che le avevano allagate. I problemi però sono tutt’altro che superati e la preoccupazione che più assilla ora è il rischio di epidemie da tifo o tetano a causa dei liquami che dalle fogne si sono mescolati all’acqua ancora stagnante in alcuni comuni. Per tale motivo, l’Asl Romagna ha diffuso un vademecum con indicazioni e consigli sanitari. «Nei primi giorni dopo l’alluvione c’è chi ha camminato nell’acqua alta a piedi nudi» osserva il presidente di Federfarma Emilia Romagna, Achille Gallina Toschi «oppure ha usato gli stivali ma poi non li ha puliti con cura. C’è preoccupazione perché la stagione calda è ormai alle porte, e poi non vanno trascurate le ricadute sull’imminente stagione turistica, che è un’occasione anche per molte farmacie della riviera».
Intanto prosegue il lento ritorno alla normalità, anche una stima definitiva dei danni subiti dalle farmacie ancora non c’è: «Con l’aiuto della protezione civile e dei volontari oppure da soli, i farmacisti hanno ripulito dal fango le loro farmacie e stanno sostituendo apparecchiature e scorte compromesse dall’acqua» prosegue Gallina Toschi «resta ancora difficile, invece, la situazione delle farmacie ubicate nelle aree dell’Appennino che ancora sono semi-isolate a causa di frane e cedimenti stradali. Anche se con fatica, però, i rifornimenti di farmaci e prodotti riescono ad arrivare, magari con lunghe deviazioni oppure con mezzi fuoristrada che coprono le tratte finali fino alle farmacie».
Anche gli sfollati, oltre ventimila secondo fonti ufficiali, dovrebbero fare presto ritorno ai loro comuni. Intanto Federfarma è al lavoro con l’Asl Romagna per concordare deroghe alle normali procedure su dpc e piani terapeutici. «L’azienda sanitaria ha già autorizzato le farmacie a dispensare una confezione a paziente anche in assenza di piano terapeutico» spiega Gallina Toschi «dunque per un mese le necessità urgenti sono coperte. Adesso stiamo ragionando sulla possibilità di rendere la deroga stabile fino alla piena normalizzazione del servizio. L’Asl si è dimostrata collaborativa e ci ha invitato a farle sapere tutto ciò che ci serve».