Fa discutere, in Veneto, l’accordo aziendale firmato a Belluno da Asl Dolomiti e medici dell’assistenza primaria che riconosce a questi ultimi un pacchetto di incentivi in caso di risparmi misurati sulla spesa farmaceutica e sanitaria. I dettagli arrivano da un articolo del Corriere delle Alpi pubblicato l’altro ieri: l’intesa, che abbraccia medici di famiglia e della continuità assistenziale ed è stata sottoscritta da Fimmg, Snami e Smi, punta dichiaratamente sull’appropriatezza tanto delle prestazioni specialistiche, per le quali i medici si impegnano a specificare sempre la motivazione clinica, quanto delle ricette farmaceutiche, riguardo alle quali la promessa è di indirizzare la scelta «verso principi attivi che hanno perso la copertura brevettuale e che rappresentano l’opzione più vantaggiosa in termini di costo-efficacia».
Per motivare i prescrittori, come detto, l’accordo prevede un pacchetto di incentivi commisurati al raggiungimento degli obiettivi, per esempio, un euro a paziente se il mmg ricorre al codice di priorità B (prestazione entro 10 giorni) in meno del 24% dei casi; 0,50 euro se rispetta i tetti della farmaceutica convenzionata (costo procapite non superiore a 100 euro) e altro ancora.
In aggiunta, sono previsti premi anche al raggiungimento di alcuni target: 0,10 euro ad assistito se il tasso di adesione agli screening (colon, mammografia, cervice) arriva a seconda dei casi al 50-60%, da 0,05 a 0,10 euro per paziente se i tassi vaccinali per Herpes Zoster, influenza e pneumococco supereranno il 40-50%. Infine l’intesa promette ai mmg un corso per l’uso dell’ecografo allo scopo di sgravare gli ospedali delle prestazioni inappropriate di primo livello.
Perplessità sull’intesa da Federfarma provinciale: «Abbiamo letto la notizia e stiamo cercando di apire qual è la fonte» dice a FPress il presidente Roberto Grubissa «si fa fatica a capirne la ratio perché qua in provincia la spesa farmaceutica convenzionata è in linea con i valori regionali. Valuteremo il da farsi, ci aspettiamo comunque che in questo caso siano le associazioni dei malati a muoversi, visto che prescrivere di meno può voler dire curare di meno».