Va bene rifiutare l’export parallelo per dare la precedenza ai malati italiani, ma quando “l’export” è da una regione all’altra del nostro Stivale e chi riceve i farmaci non è uno straniero ma un connazionale? Strana storia quella che rimbalza da Cagliari grazie alle cronache della stampa locale: una ragazza del Sarrabus, nel cagliaritano, deve acquistare una confezione di Pylera ma scopre che le farmacie del capoluogo ne sono sprovviste. Si mette così a cercare su internet e trova a Modena un esercizio rifornito. Telefona e dall’altro capo del filo le confermano la disponibilità e l’invio in tempi rapidi, ma le chiedono l’indirizzo di una farmacia al quale inviarlo, perché la vendita a un privato con invio per posta non è consentito. La giovane riattacca, trova una farmacia di Cagliari che può fare da destinatario e richiama per fornire l’indirizzo.
E qui la sgradita sorpresa: appena sente la parola Cagliari, chi risponde da Modena mette la retromarcia. Non inviamo in Sardegna, dice, preferiamo dare la precedenza ai nostri pazienti. Gli articoli della stampa sarda non lasciano capire a che cosa facesse riferimento quel “nostri” (Modenesi? Emiliani? Italiani del continente contrapposti a quelli delle isole?) ma il comportamento della farmacia modenese resta comunque incomprensibile: il Pylera sarà forse un farmaco spesso soggetto a carenze locali, ma un conto è rifiutarne l’export in un Paese straniero, un altro negare l’invio da una regione all’altra anche se in mezzo c’è il Tirreno. L’unica speranza è che la spiegazione arrivata da Modena fosse il maldestro tentativo di nascondere qualche ripensamento o errore, come l’aver dato per certa una disponibilità che non c’era o essersi dimenticati che la scorta era già stata promessa ad altri clienti. In ogni caso, la giustificazione dal sapore campanilista è stata certamente un autogol.