Arriva la tutela legale per le persone alle quali il medico ha prescritto una terapia a base di cannabis ma fanno fatica a trovarla nelle farmacie e decidono di coltivarsela in casa. A prometterla la neonata Asacc (Associazione sindacale autonoma coltivatori, lavoratori e lavorazioni canapa), presentatasi nei giorni scorsi alla stampa con una conferenza organizzata nella sede del Consiglio regionale della Toscana, a Firenze. «Non vogliamo abbandonare le persone difficoltà» ha detto il presidente di Asacc, Lorenzo Cancogni «chi, in tutta Italia, non trova la materia prima nelle farmacie ospedaliere o private e opta per l’autocoltivazione anziché rivolgersi al mercato illegale, avrà l’assistenza gratuita dei nostri legali in caso di procedimento penale a carico».
L’iniziativa dell’Asacc mira anche ad attirare l’attenzione del pubblico sulle intermittenti carenze di cannabis con cui devono fare i conti i pazienti in cura. Dalle serre dell’Istituto chimico-farmaceutico militare di Firenze usciranno nel 2018 circa 150 chili di cannabis terapeutica, quando il fabbisogno nazionale è intorno agli 800 kg. Un fabbisogno che, ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, nell’ultimo sopralluogo allo stabilimento, è destinato a crescere nei prossimi anni fino a 3.800 chili. «Perché importarla dall’estero quando produrla qui offre opportunità di lavoro e la garanzia di un prodotto di maggiore qualità» ha osservato la coordinatrice nazionale di Asacc, Anna Maria Mosti «il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha recentemente annunciato un aumento delle importazioni, ma siamo ancora lontani dalla totale copertura del fabbisogno».